Marcello Pittella e la finta ritirata dai vitalizi

6 luglio 2017 | 20:41
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Marcello Pittella e la finta ritirata dai vitalizi

Caro Pittella, bisogna avere il coraggio delle proprie scelte. Se, come lei dice, “quella norma è stata votata per determinare e disciplinare con maggior rigore e senza ulteriori oneri a carico del pubblico erario un istituto giuridico esistente”, non doveva proporne l’abrogazione

Caro Pittella, bisogna avere il coraggio delle proprie scelte. Se, come lei dice, “quella norma è stata votata per determinare e disciplinare con maggior rigore e senza ulteriori oneri a carico del pubblico erario un istituto giuridico esistente”, non doveva proporne l’abrogazione

Se è vero, come lei dice che “purtroppo, è apparsa agli occhi dell’opinione pubblica un intollerabile privilegio di casta da bollare senza appello a scapito di qualunque ulteriore ed approfondita discussione”, non doveva proporne l’abrogazione. Se è vero, come lei pensa, ciò che dice, e cioè che “siamo nel tempo in cui più che verità si consumano le post-verità. Siamo nella fase in cui un dibattito politico entra sempre meno nelle questioni e preferisce stare su un titolo o sui 140 caratteri, muovendosi in maniera strumentale, a volte con vere e  proprie cadute di stile, come ne leggo spesso sui giornali”, non doveva proporne l’abrogazione. Se lei dice ciò che pensa, e cioè che “riteniamo, sul piano politico, etico e personale di dover rivendicare correttezza, trasparenza e compostezza di azione”, non doveva proporne l’abrogazione. Se è vero, come lei dice, che “non vogliamo che il campo di discussione programmatica e politica sul futuro della nostra regione venga inquinato da un argomento inesistente nel merito ma esistente nella percezione”, non doveva proporne l’abrogazione. Se è vero“che bisogna scongiurare il pericolo di chi prova a inoculare nelle vene dei cittadini i semi della discordia, dell’incertezza e della paura, utilizzando ad arte argomenti che poco stanno sul merito e molto invece sulla sensibilità e sulla pancia del cittadino”, non doveva proporne l’abrogazione. E sa perché? Perché se quello che ha detto è vero, lei con la sua proposta di abrogazione di quella norma, è stato il primo a cedere alle percezioni, alla pancia, alla post verità, alle strumentalizzazioni, alle cadute di stile. Lei è stato il primo a mortificare e ad inquinare nel merito quel provvedimento. Lei ha avuto la capacità di sconfiggere sé stesso cantando vittoria. Le è mancato il coraggio della responsabilità. Ha messo alla berlina il Consiglio Regionale. Non doveva permettere l’abrogazione di quella norma, anzi avrebbe dovuto difenderla con i denti. Ma ha preferito tentare il colpo: “dare l’osso in bocca ai rompiballe e conservare il privilegio”. Forse lei non ha capito, o fa finta di non capire: la gente chiedeva l’abolizione dei vitalizi per i consiglieri della nona legislatura e per quelli che dalla nona sono saltati nella decima. Chiedeva un gesto di responsabilità, chiedeva l’abrogazione del comma 3 dell’articolo 11 della legge regionale n. 38/2002. Articolo e comma che rimangono intatti.  L’approvazione di quell’emendamento inutile e inspiegabile, che lei ha abiurato, è stata la leva mediatica del malessere popolare che si fa sempre più profondo nei confronti della politica. Ciò che lei dice, presidente, è vero e falso: per questo, battendo in finta ritirata, ha dimostrato che di lei e della politica che lei rappresenta non ci si può fidare. L’emendamento che vorremmo è semplice: “è abolito il comma 3 dell’articolo 11 della legge n. 38/2002.” Fatto questo si prenda pure i ricorsi di coloro che, seppure condannati nell’inchiesta rimborsopoli, faranno valere, senza vergogna, i loro diritti acquisiti. Faccia questo, e forse qualcuno comincerà a credere in ciò che dice.