Mi fanno notare da ambienti interni alla Pubblica Amministrazione regionale che nel mio articolo ”I papocchi estivi dell’Arpab”, ci sarebbe un errore. In verità l’ing. Maria Angelica Auletta l’aspettativa non retribuita l’avrebbe chiesta per la posizione lavorativa che già occupava all’interno dell’Arpab
Mi fanno notare da ambienti interni alla Pubblica Amministrazione regionale che nel mio articolo ”I papocchi estivi dell’Arpab”, ci sarebbe un errore. In verità l’ing. Maria Angelica Auletta l’aspettativa non retribuita l’avrebbe chiesta per la posizione lavorativa che già occupava all’interno dell’Arpab
Quindi le cose sarebbero andate così. “Il 19 luglio ti promuovo dirigente, il 19 luglio chiedi l’aspettativa non retribuita per la posizione che già occupi e per la durata dell’incarico da dirigente. Poi si vede.” Cioè? Mi dicono che “così funziona”. L’ingegnere Auletta, dunque, sta lavorando, è in piena attività nel suo nuovo incarico. Bella roba. Il papocchio è peggiore di quanto avessimo già ipotizzato. L’ingegnere non libera il posto che già occupava occupandone un altro, ma lo tiene nel cassetto ben conservato. Alla faccia dell’emergenza. L’ingegnere Auletta occupava la seconda posizione in una graduatoria del 2009. Per nominarlo dirigente oggi, si è fatta scorrere una vecchia graduatoria di un concorso di 9 anni fa che prevedeva un solo vincitore, assunto all’epoca. E’ tutto normale? Bisognerebbe smetterla con queste delibere fatte apposta per tizio e caio, sistemate all’occorrenza per cambiare le regole in corsa. Basta con queste tattiche da illusionisti della burocrazia. I direttori generali stile “Edmondo Iannicelli” e i dirigenti e funzionari compari e amici, sono gli esecutori dell’omicidio dello sviluppo della Basilicata. Insieme a quei dipendenti della pubblica amministrazione che ogni giorno non fanno il loro dovere. I politici che li tengono a galla da decenni, con le loro succulente poltrone, sono i mandanti di quell’omicidio. Basta guardarsi intorno per capire che le aziende e le amministrazioni pubbliche in Basilicata sono un obitorio dei diritti e del buon senso. Appena metti piede in quelle stanze ti accorgi che sei finito nel bazar delle prebende, dei favori, degli affarucci e delle scaramucce. Sono palestre che allenano alla genuflessione e alle tecniche più moderne di leccaculismo. Se gli asini volassero molti uffici sarebbero degli aeroporti. In quelle stanze l’intelligenza è un fantasma, la competenza è una leggenda, la trasparenza e la correttezza sono un optional. E sapete perché? Perché da decenni nella pubblica amministrazione e nelle aziende pubbliche la politica pianta semi di mediocrità e di servilismo. Piante che forniscono ricchezza e potere a lor signori e danno lavoro agli schiavi di quelle piantagioni. La mediocrità, il servilismo, l’opacità, sono la galera della libertà e il nemico della civiltà. La Basilicata oggi si trova in questa terribile condizione. Qui tra la burocrazia e la democrazia non corre buon sangue.