I Gal lucani e l’urgenza di darsi una mossa

27 luglio 2017 | 11:14
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I Gal lucani e l’urgenza di darsi una mossa

Mettere a valore economico e di sviluppo gli asset paesaggistici, agro alimentari, culturali, antropologici di un territorio, non è mestiere per tutti

E’ il 2004. Per lavoro vado a visitare un Gal francese. Siamo nel dipartimento del Gers, cuore della Guascogna, sud ovest della Francia, Midi – Pirenei, a pochi chilometri dalla provincia dell’Armagnac e dalla capitale Tolosa. Qui, grazie al Gal (Gruppi di Azione Locale) e, quindi, alle risorse dell’Unione Europea, molte cose sono cambiate. Percorsi enogastronomici da favola. Tutto è pulito, limpido nella sostanza e nelle forme. Piccole masserie vestite a nuovo, uno spettacolo di colori. Le mucche hanno il fiocchetto, sembra di stare in un cartone animato. Andiamo a visitare una vecchia fattoria rimessa a nuovo e rilanciata dal figlio del defunto proprietario che l’aveva abbandonata.

Lui ha beneficiato del contributo del Gal. Quella vecchia piccola fattoria è ora una specie di Taverna di Posta per famiglie e per turisti. Lui, il proprietario, deve dare conto al Comitato dei Cittadini della gestione corretta del progetto realizzato grazie al contributo pubblico. Andiamo a visitare la sede del Gal, ci riceve una donna, presidente del Comitato dei cittadini, un organismo eletto per interagire con il management del Gruppo Locale di nomina istituzionale e per controllarne l’operato e il bilancio.

Il Comitato è anche editore di un giornale di informazione sui progetti, sulle decisioni, sui dibattiti all’interno di tutti gli organismi dell’Ente. Quella donna è il “terrore” del presidente e dei dirigenti del Gal. Controlla tutto, mette le mani su tutto, convoca il Comitato ogni volta che sente odore di decisioni. Convoca il Comitato ogni volta che qualcosa sembra non andare per il verso giusto o quando alcuni cittadini hanno proposte da sottoporre. Insomma, il dato che porto a casa è che in quel territorio la povertà è diventata ricchezza in quasi quindici anni di progettazione dello sviluppo.

Al rientro, verso Tolosa, mi faccio la prima domanda: perché i Gal in Basilicata, non stanno funzionando? (Siamo nel 2004). Qual è la chiave del successo del Gal francese che ho appena visitato? La risposta immediata è: la partecipazione. Sì, perché in quel territorio i cittadini contavano, avevano prerogative che esercitavano senza indugio, erano coinvolti e responsabilizzati nella progettazione delle azioni locali di sviluppo. In Basilicata? Presidenti e direttori nominati e suddivisi in quota tra i partiti. I cittadini spesso non sanno nemmeno dell’esistenza di questi enti. Tutto il resto è sotto gli occhi di tutti. Ancora oggi non si capisce quali competenze e abilità manageriali hanno taluni presidenti di Gal. Soprattutto, non si capisce quali risultati abbiano raggiunto in tutti questi anni e con tutti i soldi che hanno gestito. Mettere a valore economico e di sviluppo gli asset paesaggistici, agro alimentari, culturali, antropologici di un territorio, non è mestiere per tutti.