Tribunale di Potenza: “Magistrati a rischio di parzialità”
Le foschie nella magistratura potentina.Gaetano Bonomi parla senza remore della sua esperienza di magistrato e del funzionamento della giustizia. Sostituto procuratore generale a Potenza dal dicembre 1997 ad aprile 2012. Poi procuratore generale aggiunto presso la Corte di Cassazione. Oggi pubblichiamo la prima parte dell’intervista.
Allora, dottor Bonomi, grazie alla sua esperienza di procuratore, sicuramente ha un giudizio sul funzionamento della macchina giudiziaria a Potenza
Il funzionamento della macchina giudiziaria a Potenza, come a Milano, Torino e in tanti altri tribunali dipende da diversi fattori. Da un lato l’ingranaggio è vecchio dall’altro il personale operativo non sempre è motivato.
Si spieghi meglio
Vede, siamo in presenza di una stagnazione delle funzioni, il che non è positivo. Un tempo funzionava una certa etica, anche se non tutti la rispettavano, per cui il funzionario pubblico veniva sottoposto a rotazione ogni 5 anni. Questo per evitare la formazione di “incrostazioni”, “giardinetti di interesse” come li chiamava qualcuno. Carabinieri, poliziotti, magistrati, tutti dovevano cambiare sede e anche funzioni. Adesso mi sembra che questa prassi sia desueta.
In che senso è desueta?
Nel senso che non è applicata. E quando viene applicata la rotazione è determinata sui 10 anni. Il magistrato ogni dieci anni dovrebbe cambiare funzione e sede. Ma la sede, se vuole, può non cambiarla. Al massimo si passa dal penale al civile. Però, dieci anni, dieci, si rende conto?
In parte sì, mi rendo conto, ma per il resto mi renda conto lei, se vuole
A parte la possibile rotazione che, ripeto, è un palliativo, a Potenza per esempio siamo in presenza di magistrati che sono nati e cresciuti qui. E’ inevitabile che nel tempo abbiano costruito relazioni amicali, parentali, professionali. Qui sono andati a scuola, qui hanno frequentato i luoghi del tempo libero. L’imparzialità della funzione va a farsi benedire. Non perché quei magistrati siano cattivi, ma perché il rischio di favorire l’avvocato con cui sono andato al liceo insieme è alto. Il rischio di demolire l’imparzialità della funzione quando ho a che fare con l’imprenditore con cui giocavo a tennis insieme, è alto.
Lei sta dicendo che in certi casi e a certe condizioni è più facile, per un magistrato, violare i doveri di imparzialità e correttezza?
Nel tribunale di Potenza chiunque volesse fare una verifica accerterà che in non pochi casi esistono rapporti coniugali o di convivenza tra magistrati e avvocati o viceversa. Esistono anche rapporti coniugali tra alcuni magistrati e alcuni appartenenti al mondo dell’imprenditoria, soprattutto quell’imprenditoria che va sotto la lente della magistratura: dipendenti asl, fornitori degli ospedali, ecc. Se poi questi pubblici ministeri oltre ad essere nati qui hanno anche vincoli di matrimoni o altri vincoli, la funzione ne risente. Abbiamo esempi recenti e meno recenti ma tutti collegati a persone che sono nate e cresciute a Potenza. Questo accade. Abbiamo avuto magistrati che per due, tre anni e anche di più hanno svolto funzioni inquirenti avendo mogli o mariti avvocati penalisti. Salvo poi su pressione dell’opinione pubblica hanno chiesto trasferimenti in altre sedi. Il momento di verifica è stato sempre affidato a iniziative individuali più che agli organi di controllo.
Questo accadrebbe o sarebbe accaduto solo in tribunale?
Certamente no. In tutte le pubbliche amministrazioni esistono donne e uomini che seguono un’etica della professione e altri che ne fanno a meno.
Certo. Intendevo dire, però, accadrebbe anche nelle Questure, nelle Caserme?
Esistono funzionari e ufficiali che iniziano la carriera qui, a Potenza, e la finiscono qui. Esistono funzionari di polizia che sono qui da almeno 30 anni.
Come valuta oggi il rapporto tra pubblici ministeri e polizia giudiziaria?
Come è impostato adesso il meccanismo dell’attività investigativa e giudiziaria il compito è esclusivo del pm. Il pm però non coordina, non dirige. Accade che in molti uffici giudiziari la polizia giudiziaria non sia coordinata, ma comandata dal pm. Spesso il poliziotto o il carabiniere, pur non ricevendo ordini precisi in relazione ad un’indagine, cerca di ingraziarsi il suo capo, il pm, con comportamenti investigativi che egli crede più graditi al pm. Si corre così il rischio di uscire dal seminato.
Nella sua esperienza, ha mai avvertito in Basilicata l’esistenza di fenomeni di corruzione?
La pubblica funzione non sempre pone in essere comportamenti trasparenti. A livello di sensazione posso dire che esistono tendenze a rispettare e adeguarsi per motivi di convenienza a pretese istanze di amici o amici degli amici. Un forte fenomeno corruttivo non l’ho mai percepito direttamente nelle mie funzioni. Però, nell’aria si respira. Anche se tutti ne parlano ma poi nessuno va oltre l’indignazione, e questa è la prova che la corruzione esiste. Non sarà mai denunciata e combattuta da chi se ne giova, l’unico che deve e può denunciarla è la vittima, ma le vittime non sempre hanno gli strumenti per denunciare anche perché hanno paura. Se noi riuscissimo a dare maggiore forza, maggiore libertà ai cittadini le denunce aumenterebbero. Ma fino a quando sei costretto a leccare l’onorevole di turno per avere un posto di lavoro, nessuno sarà disposto a denunciare. Adesso devo andare, mi scusi.
Mi scusi lei se le ho fatto fare tardi, avrei altre domane. Possiamo continuare l’intervista tra qualche giorno? Mi dica lei quando
Certo. Dopodomani.