Rapporto Banca d’Italia: la Basilicata migliora ma non decolla

20 giugno 2017 | 21:09
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Rapporto Banca d’Italia: la Basilicata migliora ma non decolla

La presentazione del rapporto della banca d’Italia sull’economia della Basilicata conferma quanto da tempo andiamo sostenendo e cioé che sono l’auto ed il petrolio, che producono Pil ed esportazioni, con quest’ultimo che a differenza dell’automotiv dove il dato occupazionale incide in modo significativo, non produce effetti sulla occupazione nel mentre determina negatività sull’ambiente.
Come recentemente evidenziato dalla Svimez, il dato sulla occupazione che fa registrare un aumento di circa due punti è determinato dall’aumento del lavoro a tempo determinato e dall’uso improprio dei voucher che anche in Basilicata ha visto un aumento esponenziale. inoltre, un altro dato significativo riguarda coloro i quali nei tre anni dalla data della perdita del posto di lavoro hanno trovato lavoro. Di questi ultimi infatti oltre il 55% lo ha fatto andando fuori regione. C’è da scommettere che ha riguardato le figure professionali con maggior competenze per cui se a ciò aggiungiamo che i giovani che vanno via sono quasi tutti laureati, se ne deduce che continua l’impoverimento del capitale umano fattore che incide in modo profondo sulla qualità di servizi e lavoro.

Un rapporto con troppi elementi di negatività attenuata solo dalla inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti dove si era registrata una stagnazione rispetto ai segnali di ripresa del resto del paese. Molti si consoleranno del fatto che andiamo meglio delle altre regioni del sud, per giustificare la mancanza di politiche incisive a sostegno dello sviluppo. Una magra consolazione. I paragone bisogna farlo con chi va meglio, anche perché i dati positivi non riguardano e quindi sono determinati dalle politiche regionali ma bensì da fattori esterni come il settore auto. L’unico dato positivo riguarda il turismo che fa registrare incremento di presenze significative ma con una media di giorni inferiori a quella di tutte le altre regioni. 

Nel complesso possiamo dire che, a partire l’economia regionale stenta ad agganciare la ripresa europea ed Italia anche perché il settore delle costruzioni fa registrare una contrazione anche se inferiore a quella registrata nel 2015. Tutti sappiamo che questo settore ha un effetto trainante su tutti gli altri specie sul sistema delle piccole imprese. Non decollano gli investimenti pubblici in infrastrutture e quelli sui servizi avanzati a partire dall’Itc viaggiano a ritmi inferiori rispetto alle aree del nord.

Serve un cambio di passo nelle scelte regionali e seve concentrare investimenti in opere che hanno un effetto moltiplicatore piuttosto che distribuire risorse a pioggia e legate al vecchio modello di relazioni fra politica e sistema produttivo. Una scelta che va fatta a partire dall’uso dei fondi europei concentrando su poche ma significative infrastrutture e servizi capaci di connettere la regione con il resto del paese e sostenendo iniziative che producono lavoro ed innovazione.

Giannino romaniello consigliere regionale aderente ad art. UNO Mdp