Ora l’Arpab chiarisca. Da dove viene il petrolio trovato nel Pertusillo?

17 giugno 2017 | 16:17
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Ora l’Arpab chiarisca. Da dove viene il petrolio trovato nel Pertusillo?

Il dato è ufficiale. E lo è anche la fonte, l’Arpab, che dalle ultime analisi sulle acque del lago Pertusillo, in val d’Agri, ha riscontrato tracce di “idrocarburi” nelle acque. Sessanta microgrammi al litro, si è affrettata a precisare l’Agenzia, a fronte di un limite massimo di 200 microgrammi.

L’ordine di scuderia è quello di far sapere ai cittadini che si tratta di “tracce minime” che non devono allarmare. Già, perché l’acqua del Pertusillo, dopo essere passata per il potabilizzatore di Missanello, serve per uso potabile parte della Basilicata e del nord barese. Ma il mantra delle “tracce minime” e della minimizzazione del problema non è accettabile per chi, da anni, conosce le tecniche comunicative da vecchia Dc utilizzate dell’Arpab. Assistiamo ad un pericoloso déjà vu. E vi spieghiamo perché.

“Tracce minime” dal 2012. Era aprile 2012 quando l’Arpab, a seguito di una video inchiesta (‘Pertusillo, la verità è cosa nostra’) pubblicata dalla nostra testata, dovette ammettere, nel corso di un incontro con i giornalisti, che in effetti nel Pertusillo erano presenti “tracce” di idrocarburi; e sempre “tracce minime”. In quell’occasione, a margine di una conferenza stampa nella sede del Parco della Val d’Agri (a Marsico Nuovo) l’allora direttore Arpab (Vita) rassicurò che in futuro i controlli sarebbero stati accentuati e che a distanza di qualche mese ci sarebbero stati aggiornamenti visto lo studio che all’epoca era in corso tra Arpab e Istituto Superiore di Sanità. Ma da quel momento la chiarezza auspicata non è stata in alcun modo garantita. Di direttori dell’Arpab, da allora ad oggi, se ne sono succeduti due. E Vita e il suo successore Schiassi sono stati indagati nell’inchiesta Petrolgate dello scorso anno, per “omessi controlli” su pozzi petroliferi e centro Oli dell’Eni.

L’Arpab ci dica da dove arriva il petrolio nel lago. A questo punto, però, aggirare l’ostacolo non serve più a nulla. Anzi, risulta oltremodo dannoso. Il lago del Pertusillo si trova a due passi dal Centro Oli dell’Eni e dai pozzi di estrazione da cui si pompano 80mila barili al giorno di greggio. I dati sull’inquinamento di idrocarburi nel Pertusillo, relativi ai mesi passati, devono per forza di cose essere ricollegati ad una matrice, una fonte. L’Arpab e gli altri enti pubblici di controllo, hanno il dovere di dire ai cittadini, per il diritto alla salute e alla ‘trasparenza’, da dove provengono e che legami, eventuali, ci sono, con pozzi di estrazione e centro di prima raffinazione (Centro Oli). Tutti impianti che si trovano proprio a pochi chilometri da lì. Se poi non è possibile fare verifiche per motivi politici e a causa dei 150milioni di euro che ogni anno Eni versa nelle casse della Regione Basilicata, allora chi è responsabile dei controlli (Arpab in questo caso) deve avere il coraggio di ammettere la propria impossibilità decisionale e deve anche renderlo noto ai cittadini. A ciascuno le proprie responsabilità. Il tempo delle rassicurazioni, delle sistematiche omissioni e dei colpevoli silenzi non è più sostenibile.