La riapertura del Centro Oli (Eni) e il pressing del Sole 24ore
Più che il giornale di Confindustria, questa volta sembra di leggere direttamente il bollettino dei petrolieri. L’invito a riavviare “entro una settimana” il Centro Oli di Viggiano per motivi “economici”
è l’ennesimo schiaffo ad una terra già martoriata dalle estrazioni selvagge di greggio.
Poco conta il presunto “traffico illecito di rifiuti” su cui è in corso un processo con un fiume di indagati. Contano ancor meno gli sversamenti di idrocarburi all’esterno dello stabilimento che hanno decretato l’inevitabile stop degli ultimi mesi. In un pezzo apparso nei giorni scorsi sul Sole 24 ore (“L’Eni pronta a riattivare i giacimenti petroliferi”) l’unica vera premura degli industriali è la ripartenza immediata del Centro Oli di Viggiano. “I tempi stringono – è il monito della giornalista che ha firmato il pezzo. Già. Perché “bisogna fare i bilanci in termini di mancato sviluppo e occupazione in Basilicata”. Cioè davanti ad un possibile “disastro ambientale” l’unica priorità è far ripartire “entro una settimana” gli impianti per non pesare sui business del Cane a sei zampe. Per non dirlo in modo franco si agita lo spettro di un “mancato sviluppo e occupazione”. E’ il solito ricatto occupazionale che sta mettendo il cappio al collo di un’intera valle (Val d’Agri). Per i disastri prodotti e gli smaltimenti non a norma lo scorso anno pozzi e impianti rimasero fermi da aprile ad agosto (vedi inchiesta petrolgate). Poi gli sversamenti di tonnellate di greggio, lo scorso autunno, che hanno obbligato la Regione Basilicata ad imporre un altro stop ad Eni negli ultimi mesi. Sono in corso le verifiche di Arpab, Ispra e Unmig sui documenti predisposti da Eni e relativi all’ottemperanza da parte di quest’ultima dell’Autorizzazione di impatto ambientale. La barzelletta sta diventando sempre più tragica. Intorno al Centro Oli vivono migliaia di abitanti che hanno subito sotterfugi e bugie per un quindicennio. Con danni ambientali e sanitari che nessun ente pubblico ha mai avuto voglia di scandagliare. Ma nel frattempo sono le logiche della produzione a prevalere. Un po’ come quando i dirigenti dell’Eni, intercettati, cercavano di coprire le cause degli inquinamenti per evitare di fermare gli impianti. La logica è sempre la stessa. Produrre. Ripartire. Nonostante i danni prodotti. Sono i soldi che contano. Sono i 150milioni di royalties l’anno, il prezzo decretato per continuare a devastare la val d’Agri. E così, come annuncia il giornale degli industriali, entro una settimana potrebbero ripartire a pieno regime gli impianti. In attesa del prossimo disastro. Il cittadino non può difendersi da questo gioco al massacro. Gli interessi di Stato, dei petrolieri e degli industriali, hanno già vinto sul diritto alla vita, alla salute e alla trasparenza.