Affare eolico, in Basilicata, sta disgregando anche il tessuto sociale
Rifugiati politici, rifugiati per ragioni umanitarie, profughi, immigrati economici, sfollati, sono termini ormai tornati di moda, ma al di là degli equivoci sociolinguistici e della Convenzione di Ginevra del 1951, per i danni che sta provocando l’eolico selvaggio, sarà il caso di introdurre nel linguaggio comune, una nuova categoria di soggetti in cerca di protezione: gli “Esodati eolici” o meglio i “Rifugiati eolici”, qualora si presenterà la necessità di lasciare l’Italia. Né Comuni, né Regioni, né Stato, né altri poteri bloccano la nuova emergenza socio-ambientale in atto e tutto depone a favore di una strategia finalizzata a costringere i Lucani ad abbandonare la Basilicata quanto prima per lasciar spazio a petrolieri e predatori energetici di ogni sorta. Territori per millenni a vocazione agricola si stanno trasformando in aree industriali a cielo aperto. Il tessuto sociale si sta disgregando, i rapporti di buon vicinato nelle contrade e nelle campagne sono ormai fortemente compromessi a causa di chi, per un guadagno immediato, svende agli speculatori diritti di superficie che alimentano una nuova forma di assistenzialismo privato a danno di un’agricoltura prospera e alternativa. La questione di Piani del Mattino è, ormai, un caso emblematico di una storia pazzesca, dove i cittadini sono costretti a organizzare turni di sentinelle territoriali per difendere se stessi e le loro case da aggressioni che una corretta politica di sviluppo avrebbe potuto impedire. Procacciatori d’affari locali e non, sviluppatori nel linguaggio tecnico, si ostinano a giustificare la propria cupidigia continuando a parlare di energia pulita, ma allora perché cedono così facilmente gli impianti, come se si trattasse di un mercato borsistico? In Germania sono nate 500 Associazioni contro l’eolico selvaggio, in Danimarca e Spagna sono stati soppressi gli aiuti di Stato e in Italia si continua a finanziare i prepotenti? E’ facile installare lontano da sè mostri che danneggiano altri, è da vigliacchi non vedere la trave nei propri occhi e denunciare la pagliuzza quasi impercettibile negli occhi altrui. E’ un sistema che non regge più quello di tacitare con l’intimidazione, perché c’è pur sempre la mala e la buona fede nelle azioni giuste e sbagliate di ognuno. Il mini-eolico non è nato per la speculazione o come opera industriale, ma per l’efficientamento delle unità aziendali agricole, e allora come per i voucher gli errori si ripetono. La tensione sociale che l’eolico selvaggio sta scatenando non è da sottovalutare dal punto di vista dell’ordine pubblico e della sicurezza sociale, le autorità politiche, amministrative e giudiziarie intervengano quanto prima, fermino i profittatori, ripristinino la legalità, perché in tante famiglie non c’è più pace. Le donne implicate nella questione e quelle preposte negli uffici ambientali e urbanistici strategici, tornino ad occuparsi della salvaguardia del territorio, della salute, della bellezza, non difendano interessi scellerati a danno della comunità, come spesso sta accadendo. Non si preghi più DIO e l’ineffabile per aver creato il mondo, si preghi lo spirito immanente per conservarlo. I Preti, i Vescovi non lascino soli chi difende la propria dimora e la natura, perché c’è una religione universale che invita le mani a fare, i piedi a marciare e il cuore e la mente a parlare quando è necessario. Dopo il fallimento degli esodati della Fornero, i Lucani, amanti della propria TERRA, non vogliono cantare con malinconia: “Paese mio che stai sulla collina, ti lascio e vado via, che sarà, che sarà”, ma se nessuno ascolta, allora il Governo e il Parlamento si dovranno attivare anche per gli “Esodati Eolici” della Basilicata.
Porzia Fidanza