Tap: “Tumori in aumento nel Salento, bisogna scongiurare questi modelli di sviluppo”

8 maggio 2017 | 10:21
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Tap: “Tumori in aumento nel Salento, bisogna scongiurare questi modelli di sviluppo”

Per undici giorni il prof. Giuseppe Serravezza, oncologo, ha intrapreso uno sciopero della fame e della sete, sospeso solo dopo l’annuncio di una manifestazione a Roma dei sindaci No Tap, per l’11 maggio. 

A seguito della quale, egli intenderebbe conferire personalmente col premier Gentiloni per la riapertura del dialogo sull’approdo del gasdotto Tap in Puglia. Ha già perso dodici chilogrammi e presenta una condizione di salute ora pericolosamente a rischio. Ieri la famiglia ha rivolto un appello al premier e al Presidente Mattarella. http://www.trnews.it/2017/05/07/179337/179337

Sono stato a Casarano per porgli alcune domande. 

Professor Serravezza, lei è il referente scientifico della Lega tumori Lilt. Le chiederei di chiarire cosa l’abbia spinta a una forma di protesta così radicale come quella che ha portato avanti in questo periodo per contrastare la realizzazione del Trans-Adriatic Pipeline.

Noi purtroppo qui in Salento, nonostante negli ultimi 15 anni attraverso la Lilt avessimo lanciato allarmi sulla situazione di precarietà dal punto di vista epidemiologico, non siamo stati ascoltati. Di recente, sia l’Istituto Superiore di Sanità sia la Regione Puglia hanno preso atto, invece, della situazione reale, ossia una situazione per cui le popolazioni stanno pagando ad una serie di patologie un prezzo molto elevato e in particolare alcuni tumori e cancro. Siamo la provincia del Centro-Sud Italia che per prima si è omologata ai dati del Nord Italia. Qui si moriva di cancro il 30% in meno rispetto al Nord. A Crotone, invece, continua a essere così. Quella di Crotone, infatti, è la provincia con più basso Pil. Questo la dice lunga su quanto incidano i modelli di sviluppo sbagliati. Sto lottando da tanti anni per scongiurare quello che purtroppo invece è già avvenuto, ossia l’omologazione salentina a quelle realtà del Nord Italia o europee. Da quelle parti, nel frattempo, già da dieci quindici anni si è preso atto della realtà e si vanno invertendo i modelli di sviluppo, ottenendo da qualche anno netti miglioramenti dal punto di vista sanitario. I dati dimostrano infatti una mortalità per cancro che va decrescendo, finalmente, in quelle situazioni. Invece, il nostro trend è verso l’alto, drammaticamente verso l’alto, perché ancora queste percezioni nelle istituzioni e nelle popolazioni del Sud non c’è, latita. Noi stiamo lottando perché, invece, cresca questa percezione, questa coscienza e si adeguino, quindi, gli interventi, dal punto di vista ambientale, perché non c’è dubbio che la correlazione è totale tra precarietà e inquinamento ambientale e, purtroppo, sviluppo delle malattie. Queste consapevolezze sono quelle che guidano i nostri interventi orientate al condizionamento di situazioni che riteniamo ulteriormente aggravanti rispetto a un contesto già compromesso. Sin dal primo sorgere, nel 2012, abbiamo ritenuto, dopo averlo studiato, che questo progetto Tap sicuramente al Salento non avrebbe fatto bene, in senso lato. Al mondo, che ci risulti, non esistono studi sulla correlazione tra malattie e gasdotti. Né tantomeno, tra tumori e gasdotti. In questi giorni ho sentito qualche autorità istituzionale che chiedeva al Ministero della Sanità di condurre uno studio a tal proposito. Magari i dati, se mai realizzassero quest’opera, li si potrebbe avere tra vent’anni. Ci bastino, invece, i dati dell’inquinamento ambientale. Quelli sono, sì, drammatici. E altrettanto gravi sono per noi i dati che si arguiscono dal progetto della stessa Tap: per quanto l’azienda minimizzi, sostenendo che le emissioni siano tollerabili, abbiamo replicato che forse sarebbero tollerabili in un diverso contesto epidemiologico. In un contesto di inquinamento ambientale diverso da quello salentino, ben noto all’Europa, in cui ci sono mostri come Ilva e la chimica di Brindisi, forse, il gasdotto si potrebbe prendere anche in considerazione. Noi abbiamo detto che quel tipo di impianto nel nostro contesto non è assolutamente sostenibile. Non servono dati, basterebbe il buon senso. Chiunque ragioni in modo libero, non necessariamente un tecnico del ramo, crediamo possa pervenire alle medesime conclusioni. A tutti abbiamo chiesto uno scatto di giudizio libero e indipendente, non condizionato. E abbiamo poi chiesto di rispettare questo territorio, che non può permettersi, come Arpa Puglia a più riprese ha sostenuto, ulteriori pressioni di carattere ambientale, vista la sua vulnerabilità. Basterebbe questo, per dire no a Tap.

Cosa si aspetta da un’eventuale udienza dal premier Gentiloni?

Noi non vogliamo farne una battaglia ideologica. Comprendiamo anche gli impegni politici, di geopolitica, le necessità di altri stati di approvvigionarsi di metano, etc. Comprendiamo tutto, ma bisogna rispettare le popolazioni del posto. E siamo fiduciosi del fatto che, parlando tutti insieme, si possa pervenire a soluzioni più sagge e rispettose delle esigenze di tutti. Per far questo, non è concesso a nessuno usare metodi arroganti, come mandare l’Esercito a invadere il Salento. Tutto questo non può sortire successo. È nell’interesse anche della stessa Tap trovare un consenso tra le popolazioni del territorio. Le soluzioni esistono, ci sono. Tutto quel che non c’è stato prima, noi vorremmo avvenisse ora. Ho fatto un appello alla politica, ai partiti tutti, affinché non avvengano speculazioni su questi temi. Si deve uscire da simili bassezze, perché è in gioco la vita della gente, dei vostri stessi figli. Fate tutti uno scatto di dignità e di orgoglio e ritroviamo il senso di responsabilità su questi temi. Sediamoci tutti insieme e ragioniamo: troveremo le soluzioni più giuste.