Il disastro ambientale non sarebbe più un fantasma

6 maggio 2017 | 13:18
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Il disastro ambientale non sarebbe più un fantasma

Intanto, ci facciamo una bella scorpacciata di conferenze e di comunicati stampa dal tono difensivo da parte di chi è indifendibile. La maledizione delle risorse ci ha colpiti in pieno

Centinaia di tonnellate di greggio sversato nel terreno sono l’incubo diventato realtà. Non sono uno scienziato, ma suppongo che l’inquinamento strisciante, carsico, lento, occulto, a questo punto, è uscito dal tunnel delle menzogne. Il disastro è evidente. A parte l’attualità del fatto di cronaca di queste settimane, in Basilicata si è compiuto, soprattutto negli ultimi trent’anni, uno scempio ambientale di proporzioni enormi. Uno scempio che va oltre le estrazioni petrolifere e le attività correlate. Facciamo presto a dimenticare il sistema di discariche e di incenerimento legato alla gestione integrata dei rifiuti. Facciamo presto a dimenticare le centrali a biomasse, i cementifici, le aree Sin, le ferriere, gli impianti di produzione del bitume, il ciclo di trattamento delle scorie radioattive. Facciamo presto a dimenticare tutti i sondaggi petroliferi effettuati in Basilicata che hanno interessato circa 482 pozzi nell’ultimo secolo. Si fa presto a dimenticare che in Basilicata ci sono 890 siti inquinati, la metà dei quali connessi alle attività di prospezione petrolifera. Non si tratta di bruscolini. La stampa e i media in generale, in questi anni, come hanno reagito? In una Regione con un panorama editoriale fosco, fragile, microscopico e asservito al potere politico, i media hanno tessuto le trame della menzogna. Il servizio pubblico, in particolare, ha preferito strategie editoriali di “connivenza” con i poteri interessanti a nascondere la realtà. Ma davanti all’evidenza, anche certi capi redattore hanno dovuto cedere a una maggiore trasparenza, seppure in colpevole ritardo. Altri giornali, con le pagine piene di pubblicità pagata dai petrolieri, hanno dovuto, negli ultimi mesi, abdicare all’abitudine di scomunicare ambientalisti e scienziati indipendenti. Spesso, fatti gravi, sono scomparsi dai radar dell’informazione. Basta vedere com’è stata trattata la vicenda del lago Pertusillo negli anni 2012-2014. Come ha reagito la politica? Lo abbiamo scritto più volte, quindi non mi ripeto. Aggiungo che l’atteggiamento dei politici mi ricorda tanto una battuta di Freud contenuta in una lettera indirizzata alla moglie: “Se uno di noi due dovesse morire, credo che mi trasferirei a Parigi”. Ecco, loro si trasferivano tutti a Parigi, mentre la Basilicata “moriva”. Hanno volutamente scambiato le illusioni con la realtà, offrendo le prime alla popolazione, la seconda a loro stessi. Hanno preferito portarci nell’economia degli scarti, dove i soldi veri vanno alle compagnie petrolifere, ai gestori delle attività collaterali, ai signori dell’immondizia tossica, ai colletti sporchi e corrotti, mentre gli scarti vanno ai lavoratori e le scorie ai cittadini. Un bel gioco al ribasso sostenuto dalla seducente filantropia delle compagnie petrolifere fatta di carezze del diavolo. Intanto, ci facciamo una bella scorpacciata di conferenze e di comunicati stampa dal tono difensivo da parte di chi è indifendibile.