“Resto nel Pd per evitare che diventi il Partito di Renzi”

8 aprile 2017 | 11:36
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“Resto nel Pd per evitare che diventi il Partito di Renzi”

Il mio amico Antonello Molinari, con il quale in questi ultimi anni di comune militanza nel Pd ho costruito un solido rapporto di sincera amicizia che va oltre la politica e che ho mantenuto anche in questi ultimi 40 giorni in cui lui ha lasciato il Pd, ieri mi ha chiesto la cortesia d’inoltrare agli organi d’informazione una sua nota in merito alla decisione di Vincenzo Viola di dimettersi da segretario del Pd di Missanello e di aderire ad Mdp. Per una sorta di lapsus freudiano di natura informatica, la mail da me inviata è stata recapitata con il mio nome e cognome nel mittente. Subito, qualche testata giornalistica ha cercato di montare un “caso”. A me l’episodio offre l’opportunità di chiarire la mia posizione politica. L’insofferenza ed il disagio che, da tempo, nutro nei confronti del Pd sono sempre più crescenti e si sono accentuati nella corrente campagna congressuale a causa di una serie di atti di prepotenza perpetrati dal variegato arcipelago renziano lucano, nonostante l’assenza di organi dirigenti, per rendere ancora più ininfluente qualsiasi flebile voce “contro” nel partito, con particolare accanimento terapeutico nei confronti dei sostenitori di Orlando. A livello regionale e provinciale di Potenza sono state nominate commissioni in cui le rappresentanze non renziane fungono meramente da “soprammobili” per fornire una parvenza di pluralismo, tant’è che in provincia di Potenza in nessuna convenzione di circolo è stato nominato “garante” un esponente della mozione Orlando. Alla Convenzione provinciale di Potenza è stato inizialmente impedito l’ingresso ai più autorevoli rappresentanti della mozione Orlando, quali Angela Latorraca e Luigi Simonetti, perché non delegati e non investiti dello status di consigliere regionale e provinciale, che ormai rappresenta l’unico passepartout per esercitare una funzione dirigente nel Pd. Altri miserevoli episodi di rappresaglia sono stati compiuti in questa tornata congressuale ma evito di citarli per non personalizzare troppo le vicende politiche del Pd lucano. Pur condividendo le ragioni di fondo che hanno condotto molti compagni/e, con cui ho condiviso gran parte del mio percorso politico, ad abbandonare il Pd ed a promuovere un nuovo soggetto politico, non ho aderito alla scissione perché ritenevo più giusto lottare all’interno del partito per esprimere un’egemonia e comunque necessario competere “nel” congresso per contrastare la deriva neocentrista di Renzi. D’altronde, tutte le scissioni degne di questo nome si sono verificate al termine di un congresso e non all’atto della sua convocazione, a partire da quella di Livorno del 1921, che è stata sinora l’unica, come amava ripetere Antonio Luongo, ad avere avuto successo perché il soggetto fondato (il PCI) è diventato più consistente di quello da cui è fuoriuscito (il PSI). Sto interpretando la battaglia congressuale, in sintonia con quanto dichiarato da Enrico Letta, come l’ultima chance per salvare lo spirito originario del Pd ed evitare la sua definitiva trasformazione nel PdR (Partito di Renzi), scegliendo di sostenere la proposta più potabile o- se volete, meno peggiore- come candidato a segretario nazionale, Andrea Orlando, il quale, pur essendo stato parte integrante del Governo Renzi e delle principali scellerate scelte varate (job act, “Buona Scuola”, Italicum, Controriforma Istituzionale, ecc.), presenta un profilo biografico simile al mio e manifesta la volontà di cambiare il metodo nella gestione del partito ed il merito nelle politiche programmatiche, ponendo al centro i valori storici della sinistra: uguaglianza, solidarietà, giustizia sociale, democrazia, pari opportunità. Sto vivendo questa battaglia congressuale come l’ultima possibilità di continuare a militare nel Partito Democratico se esso riuscisse a liberarsi dalla cappa asfissiante del dominio renziano, che ha prodotto una mutazione genetica ed antropologica nel corpo del partito, ed ad esprimere un diverso segretario nazionale. Avevo già deciso che se il Pd continuerà ad essere il PdR l’avrei abbandonato anch’io, interrompendo con esso, ovviamente e volontariamente, ogni tipo di rapporto, anche di natura professionale. Lo spiacevole inconveniente della mail inviata “per amicizia”, forse, ora offre lo spunto ai buttafuori di tornare ad agitarsi. Non rappresenta un problema per me perché continuerò comunque a fare politica in qualsiasi luogo e spazio ove si difendono i valori inalienabili di uguaglianza e libertà. Questi valori rappresentano- sin da quando, con ancora addosso i pantaloni corti, coltivo la passione per l’impegno politico e continueranno a rappresentare sino a quando le condizioni fisiche mi consentiranno di praticarla- il mio unico volto! Giovanni Petruzzi