Troppe leggi, poca giustizia

27 marzo 2017 | 20:44
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Troppe leggi, poca giustizia

“In Italia sta nascendo una città giudiziaria: ci deve preoccupare questa concezione autoritaria della vita pubblica”.

E poi aggiunge: “il codice penale è diventato la Magna Charta dell’etica pubblica: si tratta di un segno di autoritarismo sul quale penso valga la pena di riflettere”. Sono affermazioni, riprese oggi dall’ Huffington Post, di Luciano Violante in una lezione magistrale sul diritto parlamentare alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Ha ragione il professor Violante: vale la pena riflettere. Sarebbe stato il caso di riflettere anche quando lui era cittadino esemplare della vecchia “città giudiziaria” ai tempi del caso Andreotti e di mani pulite. Anche allora il codice penale, oltre che diventare un’arma di distruzione degli avversari politici, mosse l’etica pubblica, e sappiamo com’è finita. Ma lasciamo stare il passato e riflettiamo sul presente. È vero, il Codice penale è oggi la bussola morale del popolo. Un fenomeno molto preoccupante che, come spesso accade in queste situazioni, non fa distinzione tra il bambino e l’acqua sporca. Il rischio di innamoramenti autoritari esiste, com’è sempre esistito quando la politica viene attaccata da surrogati retorici di “morale pubblica”. O quando una malintesa “volontà generale”, tenta di sostituirsi alla democrazia rappresentativa. Le preoccupazioni dell’ex presidente della Camera ed ex magistrato, dovrebbero far riflettere chiunque sia o sia stato un politico e sia o sia stato magistrato. Perché il sentimento di rigetto dell’opinione pubblica verso la politica e verso la magistratura ha origini soprattutto nella politica e nella magistratura, a parte il ruolo più o meno strumentale di certa stampa. Corruzione, abusi, prepotenze, ingiustizie, veri o percepiti tali, generati dalla politica, sono la causa principale di ciò che accade tra la gente. Anche le insinuazioni, il sarcasmo, di certi magistrati nei confronti della politica, fanno danni. La responsabilità maggiore, però, rimane in capo ai partiti e ai politici i quali commettono almeno due errori fatali: la Magna Charta della loro etica è il consenso ad ogni costo; hanno una concezione autoritaria ed elitaria, leader centrica della politica che rende la democrazia sempre più apparente e svuotata di senso. C’è però un punto, sopra tutti, sul quale riflettere. Violante in quella lezione ha anche parlato del caso Minzolini, spiegando che: “La legge Severino affida alle Camere la possibilità di deliberare ed è quindi sbagliato come è stato detto da alcuni giuristi che la scelta parlamentare è stata illegittima”. Ecco il punto, caro Violante, che la politica fa fatica a capire: la differenza tra le leggi e la giustizia. La legge Severino affida quello che vuoi, rimane il fatto che la mancata decadenza di Minzolini è un’ingiustizia o, per lo meno, così è percepita da molti cittadini. Troppe leggi, troppa retorica della legalità, ma poca giustizia. È questo il problema di fondo.