Se potessi avere mille euro al mese

24 marzo 2017 | 18:26
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Se potessi avere mille euro al mese

Abbiamo immaginato il futuro del Paese sul testo di una canzone del 1939, quella di Gilberto Mazzi: Mille lire al mese.

Ma se un posticino domani cara io troverò, di gemme d’oro ti coprirò! Se potessi avere mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovar tutta la felicità! Un modesto impiego, io non ho pretese, voglio lavorare per poter al fin trovar tutta la tranquillità! Una casettina in periferia, una mogliettina giovane e carina, tale e quale come te. Se potessi avere mille lire al mese, farei tante spese, comprerei fra tante cose le più belle che vuoi tu! Per decenni questo Paese ha vissuto nel mito delle mille lire al mese per comprare le cose, del modesto impiego, della mogliettina e della casettina. Un mito su cui convergevano come due lati di una stessa medaglia, la sinistra storica e la Democrazia Cristiana. Quella canzone, senza che Gilberto Mazzi lo volesse, era un vero e proprio programma di Governo, un manifesto delle società italiana per come sarebbe stata dopo la guerra e fino agli Anni 60. Invece quella cultura ha pervaso la società italiana fino a tutti gli Anni 80. Poi il disincanto, la crisi del posto fisso, la caduta delle ideologie, i repentini sviluppi della tecnologia, internet, i social, le nuove frontiere della comunicazione, infine la crisi esistenziale della società contemporanea. E’ accaduto tutto in fretta, in un caos seducente. E poi tutti a inseguire la rivoluzione tecnologica, i mutamenti nei sistemi produttivi, le trasformazioni del capitalismo e dei mercati finanziari. Con affanno, senza mai raggiungerli per afferrarli e comprenderne l’essenza storica. C’è un mondo che viaggia verso chissà dove, sganciato dall’umanità, che nessuno afferra per trasformarlo in nuovi orizzonti di vita. Eppure, la politica oggi, mentre la società ha bisogno di nuove prospettive ideali, di nuovi disegni storici, di rinnovate visioni, si attarda ancora nella fatica di garantire ai cittadini, a loro volta senza pretese, un modesto impiego che assicura mille euro al mese per comprare le cose, il mutuo per una casettina per vivere con la mogliettina. E’ il programma di tutti, ancora oggi. La Storia ha già svoltato in altre direzioni, mentre le canzonette resistono nei proclami politici. Manca il respiro rivoluzionario, il riformismo ha fallito, imprigionato in una fatica di Sisifo. Tutti rincorrono il consenso, cantando la stessa canzone, diversamente adattata. La musica, però, è sempre uguale, dal 1936. Fantozzi non ci ha insegnato nulla. Al contrario Gilberto Mazzi è stato un grande statista. Che disastro. I veri padroni del mondo, ringraziano.