Metapontino messo a ferro e fuoco, “ma non ci sono responsabili”
Pensavamo di aver già visto tutto. Pensavamo che una ventina di persone innocenti uccise o scomparse improvvisamente nel nulla in quarant’anni senza che mai nessuno restituisse verità a quelle storie, fosse il massimo della vergogna che si poteva raggiungere
in una regione come questa che si è sempre fregiata dell’etichetta dell’isola felice e che ha sempre sparato a zero su quanti invece in questi anni hanno osato mettere in discussione questa verginità. Pensavamo che peggio di così non poteva andare. Ma ci sbagliavamo. Non avevamo messo in conto che invece si può anche mettere a ferro e fuoco per anni un intero territorio come il metapontino, con un numero ormai incalcolabile di incendi a capannoni, aziende, furgoni, automobili, senza che nessuno ci indicasse responsabili e moventi. Non avevamo messo in conto che dopo la stagione delle facili autocombustioni, dopo l’ammissione della dolosità di quegli atti, dopo i richiami alla tranquillità per situazioni sotto controllo, dopo i proclami per soluzioni ormai vicine, dopo le polemiche fratricide tra la Procura di Matera e la magistratura antimafia potentina e nazionale, ecco dopo tutto ciò non avevamo messo in conto che anziché avere finalmente nomi e cognomi dei responsabili e dei disegni criminali di cui si sono resi artefici, sarebbero seguiti solo altri incendi, altro fuoco, altra preoccupazione. Non si intende giudicare nessuno. Sappiamo del lavoro certosino e approfondito delle autorità giudiziarie, sappiamo anche che nessuno ha la sfera di cristallo e che le prime sentinelle di un territorio sono i cittadini responsabili, attivi e con gli occhi aperti. Ci sia consentita però perplessità e preoccupazione per una situazione che ormai ha raggiunto il limite del paradosso per il punto zero nel quale abbiamo l’impressione di trovarci. Ci sia consentito ricordare a noi stessi e ai cittadini di questa regione che la Basilicata del malaffare non è solo le ombre del petrolio, ma tanto altro, a partire da storie ancora insolute per arrivare al mercato della droga sempre più fiorente e ad appetiti criminali mai del tutto sopiti. Ecco, pensavamo di aver già visto tutto, ma forse non eravamo e non siamo ancora pronti ad accettare che quelle tante persone scomparse e uccise senza un perché in fondo sono parte di un tutto tipicamente lucano che in quanto a giustizia e verità forse difficilmente ci darà davvero mai delle risposte. Don Marcello Cozzi