Taranto, svendono immobili veri in una città falsa

18 febbraio 2017 | 10:27
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Taranto, svendono immobili veri in una città falsa
Taranto, svendono immobili veri in una città falsa
Taranto, svendono immobili veri in una città falsa
Taranto, svendono immobili veri in una città falsa

Mettono all’asta un immobile a Palagiano, ma nell’avviso scrivono Palagianello. Un errore? Macché. L’hanno fatto apposta. Ma come è possibile? Il curatore avrebbe dato una risposta che, nel girone circense infernale dei procedimenti fallimentari a Taranto,

non fa una grinza: “Se avessimo scritto Palagiano, ci sarebbe stata la fila di persone”. Ma che risposta sarebbe? L’interesse del curatore dovrebbe essere di avere una fila di compratori che garantisce più offerte e magari la vendita ad un prezzo più alto della base d’asta. Roba da denuncia. Infatti, la signora Caterina Cuscito, vittima protagonista del fattaccio, ha presentato un esposto-denuncia alla procura della Repubblica presso il tribunale di Taranto, il 28 gennaio scorso. La signora Cuscito è un’ex commerciante che ha dovuto fare i conti con la crisi e con la solita banca. Prima gli espropriano la casa, poi mettono all’asta due locali commerciali e un’auto rimessa a Palagiano (Taranto). Però, il curatore nell’avviso scrive Palagianello (Taranto). Indicare una località al posto di quella effettiva di collocazione dei beni all’asta è certamente un vizio di procedura, ma probabilmente è anche un reato. E sì. Perché la signora Cuscito legittimamente si sente truffata. La “fila delle persone” avrebbe fatto alzare il prezzo dell’immobile con un probabile vantaggio per Caterina: il ricavo di una somma residuata dalla vendita, dopo aver pagato il creditore. Questa possibilità è svanita, perché i locali sono stati venduti, a chissà chi, ad un prezzo chissà quale, a Palagiano e non a Palagianello. I compratori, dal canto loro, dovevano essere informatissimi circa la collocazione dei beni. Insomma, alla sezione fallimentare del tribunale di Taranto, le procedure sono delle vere e proprie processioni di povere vittime che non sanno più a che santo votarsi. I pescecani, invece, sanno benissimo a chi rivolgersi. A proposito anche in questo caso il giudice delle esecuzioni è sempre uno del “giro”. Gli stessi del fiore da 2omila euro, del caso Delli Santi, del caso Roberto Di Taranto, della vicenda Buonsanti, gli stessi in moltissime procedure contestate. Gli stessi più volte denunciati al Tribunale competente di Potenza che archivia. Anche i curatori, gira e rigira, sono sempre gli stessi giostrai della disperazione. Alla prossima puntata, tra qualche giorno, un’altro caso che riguarda direttamente il tribunale di Potenza.