Niente Oscar al Diritto di contare ma…

28 febbraio 2017 | 11:29
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Niente Oscar al Diritto di contare ma…

Ai dipendenti dell’Agenzia Spaziale Italiana è stata data la possibilità di vedere in anteprima il film “Diritto di Contare”. La storia di tre scienziate di colore (matematiche e Ingegneri) che hanno fatto parte della storia della NASA! Un film fatto bene che ha voluto esaltare una doppia epopea della storia degli Stati Uniti. Epopee parallele e co-eve che fino ad oggi nessuno aveva pensato di far incrociare. L’epopea dell’abolizione dell’Apartheid e della conquista dei diritti civili da parte degli afro-americani da una parte; la conquista dello spazio che la leggendaria NASA intraprese nella temperie drammatica della guerra fredda, dall’altra. Per la conquista dello spazio gli USA avevano subito uno shock terribile. L’Unione Sovietica l’aveva anticipata con il primo volo orbitale effettuato: lo Sputnik nel 1957, ed il primo uomo mandato nel cosmo Yuri Gagarin nel 1961. Questa schiacciante supremazia dell’URSS nello spazio avrebbe potuto essere devastante anche e soprattutto in campo militare. Si pensi all’efficienza nel lancio delle testate nucleari. Fino allo Sputnik le competenze nel settore spaziale e dei lanciatori negli USA erano rimasti in naftalina, irretite da pregiudizi politici, razziali o ideologici. Dopo il successo dello Sputnik ed i continui fallimenti di prodotti ritenuti “governativi” come i missili Vanguard, costrinsero gli americani ad accantonare pregiudizi chiamando il tedesco Wernher von Braun a gestire il programma spaziale e la sua nuova agenzia spaziale: la NASA. In questo contesto storico si sviluppano le vicende delle tre scienziate Katherine Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson che il film racconta. Tre geni matematici di colore che inizialmente furono ghettizzati negli scantinati del centro Langley della NASA, a causa del colore della loro pelle e per le politiche di apartheid che in quegli anni ancora si praticavano in molti stati degli USA. L’emergenza tecnologica, militare e scientifica, fa cadere i pregiudizi razziali, molto tempo prima che il movimento dei diritti civili, compisse fino in fondo il suo percorso. Così la fame di intelligenze e di competenze acutamente avvertita per tamponare una emergenza così drammatica, fece rovistare perfino negli scantinati creati dal razzismo per recuperare quelle risorse umane in grado di fronteggiare le sfide di quel tempo. La NASA lo fa prima del leggendario discorso di M. Luther King del 28 Agosto 1963 davanti al Lincoln memorial: “Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene“. E le tre donne “contenevano” molto! Una società veramente libera abbandona pregiudizi e valorizza la persona per quello che “contiene” e per quello di cui è portatore. Nel film poi campeggia in quasi ogni inquadratura l’immagine di Kennedy. JFK ha rappresentato di fatto il fulcro comune di queste due epopee. L’uomo che da una parte stava lavorando in favore della massima estensione dei diritti civili; dall’altra lanciò, con un suo leggendario discorso, come solo lui sapeva fare, la sfida della conquista della Luna da compiere, prima della fine degli anni 60. La valorizzazione che la NASA fa delle nostre leggendarie Katherine, Dorothy e Mary, nonostante su di esse gravasse la doppia croce di essere donne e di colore, così come è resa nel film, esalta cinematograficamente ancora una volta il sogno americano. Il compito svolto con successo dal film è stato proprio quello di rievocare le speranze, le imprese eroiche, le visioni delle due epopee saldandole con il Sogno Americano. Ma il film ha anche ri-evocato i sogni e le suggestioni che hanno caratterizzato l’infanzia di chi scrive. La fantasia dei bambini di fine anni 60 aveva in Glenn, Shepard, Armstrong, Aldrin Scott i suoi eroi. Le passeggiate con passo soffice sulla superficie lunare di Armstrong e compagni, ad un bambino di 9 anni indicarono una strada da percorrere ed una professione da costruire. John, Robert e Ted sarebbero stati poi i nomi dei suoi tre figli (le due epopee il bambino le aveva già ben presenti e saldate nella sua testolina) . La sua inesauribile curiosità e stupore, puntava per ore la televisione che, in mondovisione, raccontava con Tito Stagno e Ruggero Orlando tutte le tappe che portarono allo sbarco sulla Luna. Nessuna trasmissione di “viaggio fra le stelle” di Mino Damato andava perduta. “Quella sarebbe stata la sua vita!” E così è stato! pur con qualche sbandamento e pur utile deviazione. Il suo piccolo grande sogno (poi in fondo non era molto diverso dal grande sogno collettivo americano), che covava fin da bambino, alla fine si era realizzato! Oggi, con ancora intatto il suo granitico entusiasmo, avendo sviluppato in più la fiera strategia dei Salmoni in risalita contro-corrente, a distanza di tanti anni, può dire con orgoglio e gioia di aver coronato il suo sogno. Non rimane che ringraziare il film “Diritto di Contare”per aver riacceso e ri-evocato le emozioni ed i sogni di quel bambino di 9 anni di tanti anni fa. Sapendo di come certe esperienze e certi racconti possano impressionare l’immaginario dei bambini e orientarne anticipatamente la loro vocazione professionale, oggi chi scrive dedica particolare attenzione, energie e gioia alla divulgazione scientifica fra i pre-adolescenti (e non solo!). Francesco Vespe