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I giudici di Taranto e Potenza si vogliono un gran bene

21 febbraio 2017 | 17:53
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I giudici di Taranto e Potenza si vogliono un gran bene
I giudici di Taranto e Potenza si vogliono un gran bene
I giudici di Taranto e Potenza si vogliono un gran bene
I giudici di Taranto e Potenza si vogliono un gran bene

Continuiamo la nostra inchiesta sulle aste fallimentari gestite dal tribunale jonico e sulle strane decisioni che assume il tribunale di Potenza sui giudici tarantini denunciati. Vi ricordate la drammatica denuncia del signor Angeli Delli Santi, 30 anni con lo status di fallito,

contro gli abusi dei giudici e contro il “sistema criminale consolidato, stabile ed efficace” delle aste giudiziarie e procedure fallimentari al tribunale di Taranto? Un atto di accusa gravissimo che coinvolge anche i giudici potentini i quali in più occasioni sono stati chiamati a pronunciarsi sul comportamento dei loro colleghi tarantini. (Se avete qualche minuto, potrete rilegge l’atto di accusa di Delli Santi e tutti gli altri articoli della nostra inchiesta, “Vite all’asta”, pubblicati fino a oggi, cliccando sui link a margine). Ebbene ci risiamo. Emergono nuovi particolari episodi che lascerebbero stupefatto anche un novellino del diritto. Insomma vizi e violazioni di norme sarebbero all’ordine del giorno delle procedure fallimentari gestite dal tribunale di Taranto. Andiamo a vedere.

Il giudice Andrea Paiano e la giurisprudenza “creativa”

Paiano, è giudice delle esecuzioni. Denunciato sia dal signor Delli Santi, sia dalla moglie di questi, Giovanna Montemurro, per abuso d’ufficio e non solo. La denuncia della signora Montemurro pende al tribunale di Potenza. Logica vorrebbe, ma soprattutto il Diritto, che un giudice si astenga se ha “causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito con una delle parti o alcuno dei suoi difensori”. Nella giostra della sezione fallimentare del tribunale civile di Taranto, questa norma non sembra avere ospitalità. Infatti, il dottor Paiano nonostante le denunce a suo carico, in qualità di giudice ha deciso più istanze presentate dai coniugi Delli Santi, naturalmente rigettandole tutte. Eppure egli sa, lo sanno tutti, che è stato denunciato dalla signora Montemurro il 24 giugno 2016, e verosimilmente egli sa, e tutti lo sanno, che è stato denunciato anche dal signor Delli Santi il 23 settembre 2016. Nel primo caso l’accusa è di abuso d’ufficio, nel secondo caso si ipotizza addirittura l’associazione per delinquere tra magistrati, curatori, consulenti, banche. I coniugi Delli Santi chiedevano con opposizione formale l’estinzione della procedura esecutiva, per vizi procedurali e violazioni delle norme. Opposizione rigettata, la casa viene aggiudicata. Si opponevano all’aggiudicazione, perché ritengono che siano state violate la legge e la procedura. Niente da fare, opposizione rigettata. La signora Montemurro si oppone anche allo sgombero con ulteriore atto. Niente da fare, anche questa opposizione è rigettata. Il giudice, da loro denunciato, agisce come se nulla fosse. Per la verità Paiano aveva chiesto l’astensione, ma il presidente del tribunale non ha autorizzato. Lo stesso presidente, però, aveva autorizzato il giudice Martino Casavola ad astenersi da quel procedimento, per evidente inimicizia con l’avvocato dei Delli Santi. Chissà, l’inimicizia è causa di astensione, le denunce al contrario non autorizzano l’astensione. Il tribunale di Taranto sarebbe un vero e proprio laboratorio di giurisprudenza “creativa”.

Il reclamo rigettato dal giudice “avvelenato”

I coniugi  Delli santi, tramite il loro avvocato Anna Maria Caramia, in data 23 dicembre 2016, presentano un reclamo contro il provvedimento di rigetto del giudice Paiano. Chi decide su quel reclamo? Un collegio di tre giudici tarantini. Chi è il presidente di quel collegio? Il giudice Pietro Genoviva.  Chi è Genoviva? Niente di che. Semplicemente ha il dente avvelenato contro l’avvocato dei coniugi Delli Santi, l’avvocato Anna Maria Caramia. Lo stesso avvocato di  tanti altri cittadini falliti e finiti nelle maglie del tribunale di Taranto. Genoviva è il giudice che ha definito la condotta di quell’avvocato, penalmente rilevante e che ritiene i coniugi Delli Santi persone che “tentano di condizionare il corretto esercizio della funzione giurisdizionale attraverso lo strumento della denuncia contro i giudici”.  Servirebbe un dentista sopra le parti.

I “giochi di prestigio” tra Potenza e Taranto

Come già detto, la signora Giovanna Montemurro il 24 giugno 2016 denuncia il giudice Andrea Paiano alla Procura della Repubblica di Potenza (procura competente a giudicare i magistrati tarantini). In quella denuncia è richiamata espressamente l’istanza di sequestro preventivo dell’immobile poi aggiudicato all’asta. Su questa istanza la procura di Potenza non si esprime. Si esprime però, e stranamente, sulla denuncia del signor Angelo Delli Santi, quella del 23 settembre 2016, con una decisione di “non luogo a provvedere”. Strano anche che una denuncia, quella di Delli Santi, contro la procura potentina finisca nelle mani dei magistrati di Potenza, cioè nelle mani del giudice denunciato. Eppure, quella denuncia è stata indirizzata a tutti tranne che, giustamente, alla procura di Potenza. Procura che è la stessa a iscrivere la notizia di reato che la riguarda a modello 45 (Registro degli atti non costituenti notizia di reato). Eppure la denuncia di Angelo Delli Santi è gravissima, altro che notizie non costituenti reato! Perché nessuno si è mosso per fare almeno una verifica sulle dichiarazioni del denunciante? Macché! Il giudice denunciato decide per se stesso: “Non luogo a provvedere”. Si autoassolve. E se il signor Delli Santi ha torto nel denunciare collusioni tra giudici tarantini e potentini, se il signor Delli Santi ha torto nel denunciare un “sistema criminale di gestione delle aste fallimentari”, perché non è destinatario di una denuncia per diffamazione o calunnia da parte dei giudici potentini e tarantini? Perché non viene arrestato per le sue gravi e infondate accuse? Staremo a vedere. Intanto la nostra inchiesta continua. A breve, con un altro caso “strano”.

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