Fenice: inquinamento della falda va oltre inceneritore

12 febbraio 2017 | 10:10
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Fenice: inquinamento della falda va oltre inceneritore

Finalmente, da venerdì 10 febbraio 2017 l’ARPAB ha reso disponibili su internet i risultati dei controlli che ha effettuato all’esterno del sito contaminato Fenice-EDF-Rendina-Ambiente nell’ormai lontano ottobre 2015! Nella stessa pagina web dell’Arpab si legge

 che “I risultati delle analisi mostrano i superamenti in riferimento alle acque sotterranee dei parametri Ferro, Manganese, Fluoruri, Triclorometano, Tetracloroetilene, Tricloroetilene, 1,2-Dicloropropano”. E che superamenti! Sostanze contaminanti, metalli e cancerogeni anche in misura oltre 5 volte superiore a quella prevista dalle norme, come per il Tricloroetilene nel piezometro denominato “S3”.

Ancora una volta, ritardi inaccettabili nella pubblicazione di dati riguardanti l’ambiente e la salute pubblica, dati che confermano quanto già denunciato dalla confinante SATA e dalla SNOWSTORM nel 2013: *l’inquinamento della falda acquifera va bel oltre il sito contaminato dell’inceneritore*.  Ce lo aspettavamo, ma il fatto che a distanza di 6 (SEI) anni l’inquinamento vada ben oltre il sito contaminato, fa legittimamente dubitare della barriera idraulica che dovrebbe “trattenere” l’inquinamento entro il sito contaminato.

La stessa barriera idraulica che, come riferito e confermato nella conferenza di servizi svoltasi alcuni giorni fa a Melfi, presenta anche anomalie di funzionamento. Anomalie di cui sia ARPAB che la società che gestisce l’inceneritore hanno dato tardivamente notizia. Eppure in Italia ci sono impianti simili che, in caso di malfunzionamento, vengono bloccati e fanno scattare l’intervento dei Carabinieri.

Purtroppo assistiamo solamente al continuo “passaggio di carte” tra gli uffici dei tanti soggetti istituzionali senza giungere alle logiche e definitive conclusioni.

Assistiamo alle scellerate decisioni dell’Osservatorio Regionale dei rifiuti che individua nell’inceneritore di Melfi la soluzione a tutte le incapacità e le inefficienze di questa regione nel trattare il ciclo dei rifiuti. Ormai l’inceneritore di San Nicola di Melfi é la soluzione di ripiego per qualsiasi discarica colpevolmente mal gestita. Come non bastasse, scopriamo anche che alle riunioni dell’Osservatorio Regionale dei rifiuti, tra i  rappresentanti degli Enti locali, si fa partecipare pure la Rendina Ambiente SRL già Fenice-EDF, cioè un soggetto interessato alla questione monnezza per puro scopo di lucro,  naturalmente prontissimo a spalancare i propri forni ad un prezzo stabilito unilateralmente ma a carico dei cittadini.

Ancora una volta chiediamo a gran voce l’intervento della Magistratura, affinché indaghi a fondo sull’operato e sulla condotta di tutti i soggetti che a vario titolo sono coinvolti nel trattamento dei rifiuti, e più in particolare sul facile ricorso all’inceneritore – insistente su un sito contaminato – ogni qual volta, in Basilicata, viene affrontata la questione. 

COMITATO DIRITTO ALLA SALUTE