Marcello Pittella con le orecchie da mercante

14 gennaio 2017 | 14:22
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Marcello Pittella con le orecchie da mercante

“Tutto bene signora la marchesa, ma possiamo fare di più”. Questo il senso del discorso che il presidente della Basilicata ha tenuto in conferenza stampa di fine anno, il 13 gennaio. La narrazione del bilancio dell’attività amministrativa nel 2016, è tutta in stile renziano. “Abbiamo fatto, abbiamo provato a fare, i dati ci incoraggiano” e così via. Illuminate le “luci”, oscurate le ombre

Pittella rivendica, tra i successi, i risultati raggiunti nell’ambito del sistema produttivo “con i Piani di sviluppo industriali, il Fondo di Micro credito (con 733 iniziative finanziate in 85 comuni per oltre 16,5 milioni di euro), il Bando di sostegno alla competitività delle piccole e medie imprese, con 12 milioni di risorse per 419 aziende finanziate”. Il presidente ha poi ricordato “le azioni per l’accompagnamento all’occupazione nei confronti dei beneficiari Copes, dei lavoratori fuoriusciti dalla platea degli ammortizzatori sociali in deroga o dei socialmente utili”. Applauso. Dove sono i dati sull’occupazione dei beneficiari Copes? Molte di queste misure non sappiamo quali risultati porteranno. Occorre tempo per una verifica realistica degli effetti. Un bando di gara, o un piano di sviluppo, non sono risultati, ma mezzi per raggiungere obiettivi. Tuttavia Pittella, confonde i mezzi con i fini. Il presidente, dunque, sa già che andrà tutto bene, beato lui. Il cruccio di Marcello, confessato nella conferenza stampa, è la distanza tra le “cose fatte, i risultati raggiunti” e la percezione che i cittadini hanno delle cose fatte. E’ un problema di comunicazione, dice, per questo organizzerà un tour nei territori per “parlare ai cittadini”. Ha detto proprio così: parlare ai cittadini, non con i cittadini. La percezione della gente non è una suggestione, caro Pittella, ma è quanto di più vero la realtà restituisce alla vita quotidiana delle persone. Povertà, servizi di welfare sociale allo sbando, giovani che continuano a emigrare, disoccupazione, infrastrutture da quarto mondo, evidenti effetti negativi delle politiche passive del lavoro, analfabetismo funzionale, marginalità della cultura e della tutela della salute, dilagare della mediocrità e delle pratiche clientelari. Avrei preferito un discorso meno assertivo e più argomentativo, meno auto elogiativo e più critico. La distanza esiste, signor presidente, tra ciò che lei racconta e la realtà della vita vera. Matteo Renzi, non le ha insegnato nulla?