La pianificazione dell’ignoranza

19 gennaio 2017 | 13:03
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La pianificazione dell’ignoranza

L’ammissione agli esami di maturità sarà più facile perché la riforma prevede che si potrà accedere con la media del sei, compreso il voto di condotta, e non più con almeno la sufficienza in tutte le discipline

Questa è una delle novità più importanti introdotte con i decreti legislativi sulla buona scuola, all’esame della Camera. Ma è anche una regola che conferma il disastro in cui versa la scuola italiana. Sembra una compensazione “benevola” a favore degli studenti vittime di un sistema scolastico che non riesce a fornire, in modo efficace, validi strumenti culturali e intellettuali per affrontare il futuro. Come dire: “Ragazzi, molti di voi sono asini, ma la colpa è anche della scuola, quindi vi veniamo incontro abbassando l’asticella dei requisiti di ammissione agli esami”. La verità è che da almeno due decenni esiste una “pianificazione dell’ignoranza di massa”. La scuola pubblica, distrutta, e mai rinnovata, da riforme ingannevoli, è la punta dell’iceberg di questa strategia in parte occulta. Strategia che ha come unico obiettivo una società di analfabeti rinchiusi nel panottico digitale e mediatico. A parte il sistema di istruzione, basta guardare i programmi televisivi. Dalla Rai a Mediaset, passando dalle centinaia di piccole e medie emittenti che, in nome di un malinteso pluralismo, non fanno altro che veicolare strumenti di ignoranza. Spesso, con evidente spudoratezza, queste “cattedre mediatiche”, fanno disinformazione, sollecitano il “pancismo” come comportamento sociale e invitano ad agire nella stupidità. E’ vero, esiste il telecomando, ma tutto dipende da chi lo tiene in mano. Un imbecille finirà sempre sui quei canali. Una persona avveduta, invece, avrà molte difficoltà nel trovare un programma dignitoso. E’ l’offerta televisiva nel suo complesso a essere scadente, a misura della nuova società dell’ignoranza. Siamo passati dalla cultura di massa al neo analfabetismo di massa, dalla cultura popolare all’incultura individuale. I settori “alfabetizzati” della società non fanno altro che indignarsi di fronte all’ignoranza degli altri e non rappresentano alcuna potenziale “avanguardia rivoluzionaria”. I processi di inculturazione avvengono su binari stabiliti dal potere neoliberista che, pianificando l’ignoranza, punta a rendere opaca la distinzione tra sfruttatori e sfruttati in modo da impedire ogni forma di un Noi politico capace di un agire comune intelligente. Non c’è più un nemico da combattere, ma tanti nemici inafferrabili e spesso invisibili. Non c’è più una vittima, ma tante vittime che il Potere vuole vittime di se stesse. Chi “fallisce”, o resta indietro, invece di mettere in dubbio il sistema ritiene se stesso responsabile e si vergogna del fallimento. Così non emerge alcuna resistenza al Potere perché gli sfruttati, da potenziali rivoluzionari, diventano soggetti depressi. Ecco a che cosa serve l’ignoranza di massa: a salvaguardare la dittatura del capitale, a impedire ogni reazione contro il potere neoliberista. La politica, oggi in mano a centinaia di analfabeti, è lo strumento della strategia dell’ignoranza.