La Basilicata fa accordi commerciali con una società nel mirino dell’Antimafia
Che ne sarà dell’accordo commerciale tra Sviluppo Basilicata e l’Avant Garde Sales & Marketing di Rosario Vizzari coinvolto nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria? Come si è finiti nelle mani di un presunto colonnello del boss Antonio Piromalli?
Un accordo importante per le imprese agro alimentari lucane
Già nell’ottobre 2015 la Società dell’avvocato e imprenditore Rosario Vizzari è partner di Sviluppo Basilicata nel progetto Mapping Basilicata per l’internazionalizzazione dei prodotti agro alimentari lucani. In una nota dell’epoca, Sviluppo Basilicata non si risparmia negli elogi all’imprenditore d’oltre oceano quando è in visita in Lucania per incontrare gli imprenditori locali. Stesso tono utilizzato in una nota stampa dell’organo istituzionale di informazione regionale il 7 dicembre 2015. In quei giorni prenatalizi si svolge, infatti, il cartellone di eventi dal nome LucaNY, di presentazione al mercato americano, e nello specifico ai cittadini di New York, dei prodotti della tradizione culinaria lucana. E in quei giorni viene sottoscritto l’accordo con la Avant Gard per la distribuzione delle eccellenze agro alimentari lucane negli Stati Uniti.
L’Antimafia di Reggio Calabria spegne le illusioni
“Avant Garde Sales è una società americana di intermediazione nella ricerca di clienti nel mercato statunitense e canadese per il settore agroalimentare, tutto accompagnato da un’attenta analisi di mercato, e da una elevata conoscenza del settore e dei canali di distribuzione”. Così scrive nella nota del 9 ottobre 2015 Sviluppo Basilicata. Peccato che la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell’operazione dei Ros di questi giorni denominata “Provvidenza” ha sentito odore di ‘ndrangheta sulle modalità di vendita dei prodotti italiani nel mondo da parte della Avant Garde. La società di Vizzari è finita nell’ordinanza di custodia cautelare che ha smantellato trentatré affiliati al clan Piromalli. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e persino tentato omicidio. Alla faccia degli “ingenui” complimenti elargiti da Sviluppo Basilicata al signor Rosario Vizzari che, secondo l’Antimafia Reggina, sarebbe la testa di ponte della cosca Piromalli, amico d’infanzia del boss della ‘ndrangheta Antonio e suo luogotenente in economia e finanza.
Indaga anche l’FBI
A indagare su Vizzari, ancora a piede libero, è adesso anche l’Fbi che da anni studia i movimenti della ‘ndrangheta tra il New Jersey, Boston, Detroit e New York e non solo per gli accordi con i narcotrafficanti colombiani e messicani per il traffico di cocaina nel porto di Gioia Tauro.
Pittella è contento e gabbato
Il presidente della Basilicata, a New York per l’evento, sembra entusiasta. “Questo progetto e questa modalità operativa sono certamente un esempio virtuoso di come privati e pubblica amministrazione possano e debbano collaborare finalizzando così la propria azione a favore dell’economia reale, creando impatto positivo sulle aziende che operano nella nostra regione. (…) Grazie a questa collaborazione, le nostre eccellenze tipiche saranno a disposizione dei consumatori statunitensi, ai quali far scoprire i sapori della nostra terra e l’importanza di mangiare sano”. Peccato che nell’operazione “Provvidenza” dei Ros viene accertata, tra l’altro, l’esistenza di una rete di distribuzione di prodotti oleari negli Stati Uniti, che fa capo a Vizzari. Mangiare sano? Peccato che secondo gli inquirenti parte di quei prodotti importati da Vizzari fossero contraffatti. Nello specifico nelle carte dell’inchiesta – scrive la testata on line Lettera43.it – si parla di olio extravergine di oliva. “Inducevano in errore i grossisti e quindi poi i consumatori finali americani sulla qualità dell’olio, sulla provenienza e sulla scadenza, che acquistavano come fosse olio extravergine di oliva, di origine italiana e di scadenza remota, pagandone il relativo prezzo di mercato”, scrivono gli inquirenti. E ancora: “L’olio era di origine non solo italiana, ma anche greca, turca e siriana, e ormai prossimo alla scadenza. In questo modo si procuravano un ingiusto profitto pari alla differenza di prezzo, con danno per i predetti grossisti, che acquistavano un bene diverso a un prezzo superiore, e per i consumatori finali che compravano prodotto non salutare e potenzialmente dannoso”.
E adesso? Inaccettabile il silenzio della Regione Basilicata
Qualche domanda a cui Pittella e l’amministratore unico di Sviluppo Basilicata, Giampiero Maruggi, dovrebbero rispondere. Anzi sarebbero doverose le risposte anche perché si tratta di denaro pubblico. Quali sono i termini dell’accordo con l’imprenditore Vizzari? Quali esiti a oggi ha prodotto quell’accordo? Gli imprenditori lucani ne hanno ricavato benefici? Quali ripercussioni ha o avrà l’inchiesta di Reggio Calabria sui termini dell’accordo? Va tutto a monte? E le speranze degli imprenditori lucani che fine fanno? In tutto questo tempo quali altre relazioni commerciali e non, si sono sviluppate con la Avant Garde dell’imprenditore Vizzari? Come si è finiti nelle mani di un presunto colonnello di Antonio Piromalli? Chi lo ha introdotto in Basilicata e come è stata scelta la sua azienda? Il presidente della Basilicata ha il dovere di chiarire e dovrebbe farlo innanzitutto in Consiglio Regionale. Rimane l’amarezza per la figura da sciocchi e sprovveduti che sia Pittella sia Maruggi hanno fatto davanti all’Italia intera. Nonostante tutto, ci auguriamo che di sola farloccheria si tratti.