Quella giustizia tracotante che mi sbatte fuori di casa alla soglia di ottant’anni

17 novembre 2016 | 16:42
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Quella giustizia tracotante che mi sbatte fuori di casa alla soglia di ottant’anni

Caro direttore, chi le scrive è il firmatario di un esposto contro i giudici di Taranto e Potenza, esposto che tanto sta scuotendo gli animi ‘giusti’ di quei pochi magistrati, avvocati e commercialisti della nostra provincia; e sono anche, insieme ad altri disgraziati esecutati, l’ispiratore (con desolanti storie giudiziarie) delle due interrogazioni parlamentari a firma di un ben nutrito gruppo di senatori del Movimento 5 stelle, senatori che hanno tanto agitato la serenità politica dei due parlamentari nostrani. Ebbene sento anche io, come tutti questi signori che si sono coalizzati in nome della ‘giustizia’, della ‘legalità’ e della ‘sapienza giuridica’, il dovere morale di dire – ribadendo tutto quanto ho già scritto nel mio esposto – che questa giustizia che non garantisce alcuno, ma solo chi la esercita, è giustizia di nome ed ingiustizia di fatto. Se l’esercizio della giustizia si fonda sull’idea che l’individuo è sempre sacro, allora la sacralità simbolica della giustizia diventa garanzia di civiltà….Ma se come spesso accade la liturgia della giustizia, per così dire, la retorica che si accompagna ad un processo o ad un procedimento diventano il vistoso simbolo di un potere autoreferenziale oppure del braccio armato di un potere oligarchico, è allora necessario rendere trasparente l’inganno. Questo cerco di dire nel mio esposto raccontando la mia storia e la storia di altri che, come me, ad un certo punto della vita sono caduti nella trappola del destino avverso… e lo dico io esecutato e fallito da ben trent’anni. Mi hanno fatto fallire nonostante fossi un piccolo artigiano e mi hanno tenuto esecutato per trent’anni… ed io che non cercavo nulla se non lavorare! Praticamente un ergastolo il mio, in nome della ‘giustizia’. Ma vorrei capire di quale giustizia si parla e lo voglio capire ora che tutti ne parlano. E’ forse la stessa giustizia di cui parlano i due parlamentari nostrani che si arrogano il diritto di affermare la correttezza dell’altrui condotta? E se i due parlamentari nostrani non conoscono le storie giudiziarie e processuali mia e di chi, con me, urla un bisogno di verità e chiarezza, come possono garantire l’altrui correttezza? E ciò che loro chiamano correttezza io la definisco assurda tracotanza di una ‘giustizia’ che mi butta fuori dalla mia unica casa alla soglia dei miei quasi ottant’anni. E che sappiano, questi parlamentari che da tutti si parla di sistema, che non si può cambiare, perché è così da troppo tempo ormai. Sistema? Di quale giustizia e giustezza dei procedimenti quindi parlano questi signori? Forse solo la loro, ma non la nostra; è la ‘giustizia’ di cui parla Chiarelli quando afferma su facebook “La nostra comune lunga esperienza professionale, di operatori della #Giustizia, ci pone nelle condizioni di esporre valutazioni fondate su dati di fatto direttamente verificati; ben diversamente dai colleghi parlamentari firmatari dei due atti ispettivi che, per un verso non rappresentano, e non conoscono, direttamente il territorio (neppure dove sia allocato il tribunale) se non attraverso fonti giornalistiche. Per altro, stando a quanto rivela il contenuto degli atti proposti, denunciano evidenti lacune in termini di conoscenza del nostro diritto, e in specie delle procedure civili e fallimentari. Frequentiamo ogni giorno aule giudiziarie, e in particolare quelle di Taranto. Negli anni abbiamo acquisito piena conoscenza degli uffici, dei funzionari e dei magistrati, dei quali, senza esclusione alcuna, non possiamo che segnalare la massima #correttezza, scrupolosità e capacità”. Io voglio dire a questi signori che i senatori del Movimento 5 Stelle ci hanno ascoltato e hanno letto i nostri atti e hanno accolto le nostre istanze, che sono tante, e soprattutto sono ricche di passaggi da verificare. Ebbene alla luce di tutto ciò io – e tanti come me – l’ho denunciato questo sistema di giustizia formale ed ingiustizia sostanziale. E a tutti i signori operatori della Giustizia nelle sezioni esecuzioni e fallimenti, che si stanno risentendo così tanto delle richieste ispezioni, io voglio dire questo: anziché coalizzarvi cosi irresponsabilmente, aprite prudenzialmente le porte a tutte le verifiche possibili e sgomberatelo il campo dai sospetti di avere negli armadi non fascicoli, ma cimiteri.

Angelo Salvatore Delli Santi