Potenza e la rigenerazione urbana, un processo culturale che va costruito

12 settembre 2016 | 10:59
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Potenza e la rigenerazione urbana, un processo culturale che va costruito

Spazi ed edifici abbandonati. Parchi e giardini pubblici in condizioni di degrado. Quartieri dormitorio e cementificazione. Assenza di servizi adeguati – da quelli sociali alla mobilità – e di luoghi d’incontro, soprattutto per i più giovani. Chiusura di attività culturali. Scarse opportunità d’impresa e di lavoro. Sono immagini che ci raccontano, purtroppo spesso, lo stato di salute delle nostre città, a cui Potenza non fa eccezione. Nelle periferie ma non solo. È per reagire a questo progressivo declino, accelerato dalla crisi economica dopo gli anni del boom edilizio, che si stanno moltiplicando, in Italia e a livello internazionale, studi, progetti, iniziative che hanno come parola d’ordine la rigenerazione urbana. E’ quello, per esempio, che la Legambiente a Potenza ha fatto trasformando l’ex scalo merci della stazione di Potenza superiore in negozio del chilometro zero e luogo di incontro, Scambiologico, grazie a un protocollo di intesa tra Ferrovie dello Stato italiane, Rete ferroviaria italiana e Legambiente Onlus per il recupero di stazioni impresenziate. Ma i casi da raccontare in una città come Potenza, dove di involucri vuoti ce ne sono tanti e la domanda di spazi per la comunità cresce, possono moltiplicarsi. E’ in questo senso che, a nostro avviso, va letto quanto sta avvenendo alla palestra Coni di Montereale, espressione di questa domanda. Oggi a promuovere e praticare quasi ovunque percorsi e progetti di rigenerazione, dai singoli edifici ai quartieri, sono soprattutto i cittadini: comitati spontanei, associazioni, cooperative si ritrovano insieme per reagire a situazioni di degrado o a rischi di speculazione. In qualche caso queste reti trovano amministrazioni locali disponibili ad accompagnare il percorso e a sviluppare, magari in forma sperimentale, progetti di recupero e di riuso. Ciò non toglie che il tema delle risorse finanziarie indispensabili per dare concretezza ai progetti, in particolare quando si tratta di intervenire su edifici abbandonati da anni, sia esaurisca con la collaborazione degli enti locali. Anzi. Nei casi di successo sono tanti i soggetti che vengono coinvolti in questa fase: gli stessi cittadini attraverso il crowdfunding, le fondazioni, gli istituti di credito, in qualche caso le Regioni con bandi ad hoc, i diversi programmi di finanziamento europei. È in questo scenario, di diffuso fermento dal basso ma anche di frammentazione, che s’inseriscono i progetti già avviati e quelli in fase di definizione dedicati allo strumento innovativo delle cooperative di comunità, imprese in cui i cittadini si auto-organizzano, diventando allo stesso tempo produttori e fruitori di beni e servizi e modelli di impresa sostenibile, perché nascono dalla comunità e non hanno altro scopo se non quello di migliorare la qualità della vita delle persone che la compongono, attraverso la produzione/fruizione di beni e servizi pensati da chi quella comunità la vive quotidianamente. Un cinema chiuso da anni nel centro della città, un intero quartiere di case popolari e una struttura sportiva storica, ormai abbandonata, possono diventare altrettanti laboratori di un processo che ha obiettivi persino più importanti di quelli legati al destino dei luoghi fisici: la condivisione di valori e il prendersi cura sia delle persone che la compongono sia degli spazi in cui vivono. Partecipazione, condivisione, trasparenza, protagonismo sono altrettante parole chiave di un’autentica rigenerazione urbana che può alimentare, nonostante le criticità e i diversi problemi da risolvere, una nuova stagione d’impegno civico e di economia civile. Anche a Potenza. Ma richiede degli sforzi ulteriori. Pensare, progettare e promuovere la rigenerazione urbana richiede, innanzitutto, di saper leggere i luoghi rispetto agli indicatori e ai parametri demografici, alla dimensione della popolazione e della sua densità e, infine, alla formulazione normativa, laddove presente. Non è un caso che molti interventi di riqualificazione in corso sottolineino l’esigenza di avviare nuovi percorsi progettuali improntati all’interazione tra differenti approcci e alla costruzione di processi che siano in grado di delineare reti di cooperazione tra abitanti e istituzioni locali e forti relazioni di vicinato. Si tratta di mettere mano a un vero e proprio lavoro di agopuntura urbana, ancora tutto da costruire.

Circolo Legambiente Potenza “Ken Saro Wiwa”