La fascinazione del vuoto e il default della ragione

28 settembre 2016 | 18:23
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La fascinazione del vuoto e il default della ragione

La nostra non è soltanto una società malata, o analfabeta, come affermano alcuni intellettuali. E’ soprattutto una società di creduloni affascinati dal nulla. Un tempo l’unica fonte cui si abbeveravano i creduloni erano la televisione e i giornali. Oggi la Tv, con alcuni talk show cosiddetti di approfondimento e molti telegiornali impaginati ad arte per ingannare l’opinione pubblica, ha raffinato la sua capacità di penetrazione in milioni di teste vuote. Altri abbeveratoi nel frattempo hanno conquistato il gusto del popolo dei citrulli. Primo fra tutti facebook che, come scrive il filosofo Byung-Chul Han, è la chiesa, la sinagoga – letteralmente “adunanza” – globale del digitale. Molta gente ormai si informa esclusivamente sui social e si beve tutto d’un fiato le notizie fasulle, o distorte con maestria, pubblicate da buontemponi o anche da esperti di depistaggio mediatico. I creduloni, è vero, devono possedere una massiccia dote di ignoranza. Ignoranza che non si sa se sia causa o effetto della citrullaggine. A parte questo, i social, per milioni di persone nel mondo, sono diventati luogo della vita vissuta. Tutto il resto è interruzione, pausa, parentesi. Le chiese digitali sono l’arena del narcisismo e dell’individualismo di massa che ci stanno portando al default della ragione. Ci ubriachiamo ogni giorno di post, foto, video, selfie, per provare l’ebrezza dei like. Siamo all’offuscamento delle coscienze rapite dalla fascinazione del vuoto. Il Potere neo-liberista, per meglio sorvegliarci e sottometterci, ci ha messo a disposizione tutto ciò di cui abbiamo bisogno per crederci liberi, mentre siamo schiavi. Ognuno è il carcere di se stesso. Per uscirne occorre una buona dose di eresia, con tutti i rischi che corre un eretico. Ribellarsi non serve, soprattutto se la ribellione è affidata al battito delle pantofole sulla moquette di casa mentre tranquillamente seduti partecipiamo alla liturgia di Facebook.