“Mi hanno incendiato l’auto, ma io continuo a combattere le agromafie”

24 agosto 2016 | 16:07
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“Mi hanno incendiato l’auto, ma io continuo a combattere le agromafie”
“Mi hanno incendiato l’auto, ma io continuo a combattere le agromafie”
“Mi hanno incendiato l’auto, ma io continuo a combattere le agromafie”
“Mi hanno incendiato l’auto, ma io continuo a combattere le agromafie”
“Mi hanno incendiato l’auto, ma io continuo a combattere le agromafie”

Nella notte tra venerdi e sabato scorso, l’ultima intimidazione. A Maurizio Ciaculli, 53 anni, agricoltore di Vittoria (Ragusa), è stata incendiata l’auto davanti casa. Sul muretto adiacente l’abitazione un mazzo di fiori con un biglietto: ‘Ciaculli, ci stai scassannu a minchia’. 

Svegliarsi nel cuore della notte, affacciarsi alla finestra e trovare la propria auto in fiamme appare come il peggiore degli incubi. E invece è tutta realtà. “Io ormai la notte ho paura anche di aprire la finestra”, confessa Maurizio. Ad accorgersi di quanto stava accadendo è stato suo figlio, allertato dall’abbaiare dei cani e da strani rumori. Intanto la macchina, una Suzuki Vitara (vedi foto) era già in fiamme. Solo il tempo di chiamare carabinieri e Vigili del Fuoco. Poi la scoperta del messaggio minatorio. Ma è solo l’ultimo degli atti intimidatori subiti in 3 anni.

Quella denuncia pagata ‘a caro prezzo’. L’odissea di questo agricoltore siciliano parte nel 2010, quando sui banchi della Lidl, a Vittoria, trova delle melanzane spagnole col suo marchio. Partì subito la denuncia alla Guardia di Finanza. Scavando scavando le fiamme Gialle denunciarono 3 aziende per ‘imballaggi illegali’. “Sotto c’era un probabile giro di riciclaggio di denaro”, chiarisce Maurizio, da sempre in prima fila contro le agromafie e quei giri poco chiari in cui sempre più spesso si trova ad operare la ‘Grande distribuzione’. E poi la sua battaglia ferma e convinta contro le aste giudiziarie attraverso cui “gli sciacalli sociali” si appropriano di terre e case di agricoltori in crisi. Problema, questo, più che mai evidente nella sua Vittoria; 60mila abitanti e 900 aziende agricole all’asta per fallimento.

Il pressing per ritirare la denuncia. Torniamo ai fatti. Nel 2010 Maurizio denuncia la Lidl per il “taroccamento delle melanzane”. Poco dopo Eurospin, distributore a cui lui forniva i pomodorini pachino, gli fa sapere che non avrebbe più potuto conferire nulla. Probabile effetto di quella “denuncia” effettuata. Non era più un agricoltore affidabile per i circuiti della Grande distribuzione. Ma, fatto ancora più inquietante, di lì a poco, sono dei mafiosi del posto, che poi lui denuncerà, ad avvicinarlo e ad offrirgli “150mila euro” per ritirare la denuncia. Maurizio ha desistito. “Sarebbe stato facile accettare quei soldi sporchi, ritirare la denuncia e piegarmi ai metodi mafiosi – spiega – ma per me la dignità è tutto. E’ il valore più grande che mi è stato insegnato”. E così, da quel rifiuto, è partita l’escalation degli atti intimidatori.

La criminalità alza il tiro. E’ dal 2013 che Maurizio viene vessato e minacciato. Prima da uomini in motocicletta, i quali, chiarisce, “mi intimarono di tacere altrimenti sarei morto”. Poi a farne le spese è stato il suo gatto. “Me l’hanno impiccato e fatto trovare davanti al cancello di casa”. E ancora, lo scorso anno, altri segnali preoccupanti. E’ stata incendiata la sua vecchia azienda, ormai in mano al curatore fallimentare e a stretto giro gli sono giunte minacce di morte attraverso lettere ritagliate di giornale. E infine, come nei peggiori thriller, l’auto incendiata il 19 agosto scorso.

Istituzioni assenti. Oggi Maurizio si sente sempre più solo. A creargli un vuoto attorno sono state in primo luogo “le istituzioni”. Dai “soliti deputati siciliani antimafia buoni solo a darti una pacca sulla spalla”, al presidente della Regione, anche lui “vicino solo a parole ma incapace di fornire un aiuto concreto”. E Maurizio si sente lasciato solo anche dalle Procure. “I processi scaturiti dalle mie denunce nei confronti delle agromafie sono tutti fermi”. L’agricoltore anche negli ultimi tempi è stato avvicinato da personaggi vicini alla criminalità organizzata di Vittoria. “Soldi in cambio di silenzio”, è il messaggio che indirettamente gli giunge. Maurizio denuncia, fa anche i nomi, ma tutto resta fermo. E’ così che si perde ogni speranza in questo tacco d’Italia dove i confini tra “mafia, istituzioni e Grande distribuzione di prodotti agricoli” appaiono troppo labili.

“Continuiamo a dire no a tutte le mafie”. Maurizio ha ben chiaro il rischio che sta correndo. “So che sono state rafforzate le misure di sicurezza nei miei confronti”, svela. Ma sa altrettanto bene che sta facendo una lotta con poteri e sistemi criminali “che sanno colpire in modo chirurgico”. Sa anche che le istituzioni oltre “l’appoggio di facciata” non gli offriranno altro. Ma nonostante tutto “l’unico modo che abbiamo per lasciare qualcosa ai nostri figli è continuare a dire no a tutte le mafie”. E “per noi che siamo agricoltori”, sottolinea, “ancora più ferma deve essere la denuncia verso i guadagni illeciti e la malavita che sfrutta il nostro lavoro in modi subdoli e spesso con il concorso dei grossi marchi e nel silenzio di chi amministra”. Messaggi chiari. Ripetuti come un mantra da chi si è visto portare via “30 anni di duri sacrifici”.

La marcia di solidarietà. Per ribadire il senso delle battaglie di Maurizio e dei tanti “Maurizio” lasciati ingiustamente soli, venerdi 26 agosto, a Vittoria, è prevista una ‘marcia di solidarietà’ promossa dal movimento nazionale Riscatto. Sarà un’iniziativa che attraverserà “il salotto buono della città” per lanciare una volta di più, e prima che sia troppo tardi, un segnale ad istituzioni finora apparse troppo timide, se non assenti.