Potenza: Ragazza africana “maltrattata” per il biglietto dell’autobus

16 maggio 2016 | 14:49
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Potenza: Ragazza africana “maltrattata” per il biglietto dell’autobus

Stazione di Potenza C.le, ore 5:15 di un di un giorno di maggio che sembra ancora autunno.

Mi avvicino all’autobus sostitutivo delle FS della ditta “tal dei tali”, l’unico mezzo che alle 5.40 del mattino ti collega con Salerno, e da lì con il resto dell’Italia, quando sento il “signor autista” rispondere in malo modo (per usare un eufemismo) ad una ragazza. La cosa mi infastidisce e cerco di capire quale sia il problema: la biglietteria a quell’ora è chiusa e la macchinetta prende solo monete, che la ragazza non ha. Lei si affanna a mostrare che dispone sia di contante, sia di un bancomat, ma né il “signor autista” né tantomeno i diversi altri passeggeri presenti sembrano vederla, né sentirla: così, neanche fosse trasparente o senza voce.

Mi avvicino ai gradini dell’autobus e chiedo all’autista come si può fare per aiutarla, ma questi, con lo stesso tono sgarbato usato con la povera malcapitata, prima mi consiglia di “farmi i fatti miei” e di salire sull’autobus e, dato che non demordo, poi prosegue chiedendomi chi sono e chi mi ha mandato. Dopo aver risposto di essere un semplice cittadino che sta andando a lavorare e non vuole guastarsi la giornata a causa della maleducazione di qualcuno, mi sento dire che lo sto minacciando.

Per farla breve, stante l’assurdità della situazione (per di più alle 5 del mattino!) e il rozzo insolente bofonchiare del “signor autista”, decido di aiutare la ragazza ad acquistare il biglietto, insieme all’unico altro passeggero ad essersi avvicinato, evidentemente l’unico a non avere ancora la coscienza in stato vegetativo.

Al di là della situazione umanamente piuttosto triste, e del fatto che alla stazione principale di un capoluogo di provincia, nel 2016, non sia possibile acquistare un biglietto da un distributore automatico, quello che mi ha lasciato esterrefatto è l’indifferenza di tutti gli altri passeggeri, una decina di persone, alcuni anche molto giovani. Costoro avrebbero consentito che una ragazza poco più che ventenne restasse all’alba alla stazione, sola, ma soprattutto, avrebbero (come effettivamente hanno fatto) lasciato che subisse le prepotenze, per fortuna solo verbali, di un maleducato, per di più esercente un servizio pubblico.

Dimenticavo una cosa, di poca importanza per me, forse di maggiore importanza per altri: la ragazza era nera.

Francesco Licciardo