In Italia oltre 1 milione di bambini in povertà assoluta

9 maggio 2016 | 10:42
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In Italia oltre 1 milione di bambini in povertà assoluta

In Italia, oltre 1 milione di bambini vive in povertà assoluta. Ancora pochi servizi per l’infanzia e insufficiente la qualità dell’offerta educativa, con conseguenze sull’acquisizione delle competenze soprattutto nelle fasce più disagiate. Sono la Sicilia e la Campania a detenere il triste primato delle regioni italiane con la maggiore “povertà educativa”, cioè quelle in cui è più scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e opportunità educative e formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Al secondo posto della classifica in negativo, con un leggero distacco, la Calabria e la Puglia. Fanno da contraltare Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, le aree più “ricche” di offerta formativa ed extracurriculare per i minori. 

Questo il ritratto in chiaroscuro di un’Italia lontana dai target europei, in cui le opportunità per bambini e adolescenti sono esigue sia a scuola che fuori, come emerge dal rapporto inedito di Save the Children Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo? e dal relativo indice di povertà educativa (IPE) regionale, presentato oggi a Roma in occasione della conferenza di rilancio della Campagna Illuminiamo il Futuro.

Dal rapporto di Save the Children emerge, inoltre, una connessione molto forte anche tra povertà educativa e i cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione. Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l’incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetuando questa condizione per le generazioni successive.

“I bambini che vivono in condizioni di forte deprivazione economica sono i più esposti alla povertà educativa, che li colpisce spesso già nei primi anni di vita, determinando un ritardo nell’apprendimento e nella crescita personale ed emotiva, che difficilmente potrà essere colmato crescendo”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a tutelare i loro diritti. “Un Paese che non garantisce diritti, doveri e opportunità uguali per tutti, soffocando sul nascere le aspirazioni e i talenti dei nostri figli, non è solo un Paese ingiusto, ma un Paese senza futuro”.

Un’offerta educativa a macchia di leopardo I dati regionali che emergono dall’IPE raccontano un’Italia estremamente frammentata in cui i servizi educativi e le opportunità extrascolastiche si differenziano da territorio a territorio. Differenze si registrano anche all’interno delle stesse regioni e talvolta all’interno delle stesse città, quindi nessun dato può essere generalizzato, ma una lettura “regionale” consente di cogliere alcuni divari macroscopici. Se in Italia solo il 13% dei bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi, i divari regionali possono diventare baratri: sono infatti 25 punti percentuali a dividere l’Emilia Romagna (la regione del Nord con la più alta presa in carico di bambini 0-2 anni, pari al 27%) dalla Calabria (2%). Per il tempo pieno, le differenze tra regione e regione sono fortissime: da un lato la maglia nera alla Calabria, con il 78% delle classi primarie che non fanno orario pieno, alla sorpresa che arriva dalla Basilicata, la regione con il maggior numero di scuole ad offrire questa opportunità (il tempo pieno non è presente nella regione nel 49% delle primarie e nel 41% delle secondarie di primo grado, dati che a livello nazionale si alzano rispettivamente al 68% e 80%), mentre la maglia nera va al Molise (il 99% delle classi secondarie non ha il tempo pieno), seguito dall’Emilia-Romagna (94%).