Rifiuti, petrolio e malaffare in Basilicata

14 aprile 2016 | 09:56
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Rifiuti, petrolio e malaffare in Basilicata

Il 9 aprile scroso, a Metaponto, si è tenuto un incontro pubblico promosso dal Comitato No Gas di Metaponto, Potenzattiva, Isde – Medici per l’Ambiente, Cova Contro e Comitati, Movimenti e Associazioni lucane, su “Rifiuti, Petrolio e Malaffare” in Basilicata. Pino Gallo e Anna Dragone, in rappresentanza del Comitato No Gas Metaponto, hanno introdotto illustrando in breve il cammino che ha condotto alla nascita del comitato e all’impugnativa al TAR della Delibera Regionale di “Giudizio Favorevole di Compatibilità Ambientale, Autorizzazione Paesaggistica e Autorizzazione alle emissioni in atmosfera” del progetto per la costruzione di un piro-gassificatore in località Pantanello di Metaponto. Significativo a tal proposito l’intervento di Angelo Calzone, l’avvocato, presidente del WWF di Vibo Valentia, che ha presentato il ricorso al Tar di Potenza; il quale, ha evidenziato le carenze e le incongruenze nell’iter autorizzativo da parte del Comitato Tecnico Regionale per l’Ambiente – composto dal Dirigente Generale e dai dirigenti degli Uffici del Dipartimento Ambiente e Territorio – e dall’Ufficio Compatibilità Ambientale, firmatario della Delibera di autorizzazione, in particolare riguardo l’assenza della Valutazione d’Incidenza, obbligatoria per legge in un’area come questa, che ospita alcuni Siti protetti di Importanza Comunitaria e due riserve regionali. Altresì lo stesso Comitato Tecnico avrebbe ignorato il rischio degli impatti e degli effetti sinergici provocati dalla co-presenza della strada statale jonica (la 106) e dell’area industriale. Ferdinando Laghi, ISDE medici per l’Ambiente, ha illustrato in modo scientifico e inoppugnabile, i gravi rischi e pericoli alla salute e all’ambiente innescati dalle combustioni dei diversi impianti di incenerimento: che si chiamino gassificatori, piuttosto che impianti a pirolisi o a biomasse, etc. In particolare le emissioni di micro (2,5 μm) e nano particelle (0,1 μm) provocano gravi danni agli organismi viventi (umani, animali, vegetali e relative catene alimentari), in quanto vengono incorporati e assimilati nelle aree più recondite dell’organismo, causando danni alla salute gravi, a lungo termine e irreversibili (dalle allergie a varie malattie dell’apparato respiratorio, dalle malattie cardio-vascolari ai tumori e leucemie). Non meno dannose e pericolose sono le discariche, strutturali in un sistema di gestione dei rifiuti che continui a insistere sull’incenerimento. Queste due scelte nefaste di smaltimento dei rifiuti rappresentano le ultime opzioni individuate dalle direttive europee, che, invece, privilegiano prioritariamente la riduzione, il recupero e il riciclo spinto dei rifiuti. Rita D’Ottavio, docente presso l’Istituto Agrario di Villa d’Agri, e il dott. Peppino Frezza hanno denunciato con grande efficacia e chiarezza, l‘inadeguatezza del monitoraggio in Val d’Agri, soprattutto intorno al Centro Oli di Viggiano, con dati storici alla mano. La circostanza più inquietante, soprattutto alla luce della tempesta giudiziaria che si sta abbattendo su ENI e TOTAL e su chi avrebbe dovuto assicurare controlli e monitoraggio, concerne la contaminazione rilevata nelle acque sotterranee e di falda, in aree intorno al Centro Oli e in zone sottoposte a tutela vicine all’invaso del Pertusillo, e l’assenza di dati e misure (delle sparute centraline) in occasione delle numerose anomalie, che in questi anni si sono verificate al camino del Centro Oli: coincidenze davvero singolari, come singolari sono le emissioni rilevate in alcuni mesi estivi (agosto in particolare), quando i livelli di alcune sostanze (come gli idrocarburi non metano) hanno registrato livelli preoccupanti, del tutto fuori legge se paragonati ai limiti della legge regionale siciliana ad esempio, unico riferimento in assenza di altri limiti legislativi; ciò è accaduto per circa 30 volte in un solo mese. In occasione di ogni anomalia ENI e ARPAB hanno dichiarato sempre il “tutto a posto”, una frase ormai consunta che ha il sapore della beffa e dell’offesa. Alquanto illuminante e brillante la presentazione delle motivazioni del prossimo referendum del 17 aprile, illustrate da Giovanna Bellizzi, avvocato di Policoro e attivista di Mediterraneo NoTriv, impegnata in numerose vertenze avverso le richieste di permessi di ricerca in mare. Il referendum, nonostante il governo Renzi sia riuscito a depotenziarne l’efficacia, ricusando 5 quesiti su 6, ha già ottenuto alcuni risultati molto importanti: infatti sia la Shell che altre compagnie petrolifere hanno rinunciato, ancor prima del risultato referendario, alle richieste di numerosi permessi di ricerca (come nel caso delle Isole Tremiti); dimostrando che, quando si sviluppano sui territori e tra le comunità una presa di coscienza e un’opposizione convinta, i predatori del mercato globale percepiscono la presenza di un ambiente non più accondiscendente e preferiscono abbandonare il progetto intrapreso. Alla luce di tale interpretazione, questo referendum acquista un valore altamente simbolico. Quindi l’invito è senz’altro quello di recarsi a votare “SI”, perché siano annullate tutte le concessioni in mare (entro le 12 miglia) in atto e quelle in procinto di essere autorizzate. Paolo Baffari, architetto e attivista rappresentante di Potenzattiva, impegnato da anni in vertenze ecologiche, sociali e sulla legalità, conclude l’incontro leggendo alcuni passi significativi del Comunicato, pubblicato nel mese di marzo a firma di circa 15 associazioni e comitati lucani, sul significato, anche simbolico, della sentenza del TAR, che, tra l’altro “sottolinea un atteggiamento quantomeno non accorto da parte del Comitato Tecnico Regionale per l’Ambiente, che “non risulta aver svolto attività istruttoria ed accertamenti idonei ad escludere l’assenza di un’incidenza rilevante del progetto considerato in relazione ai siti di Natura 2000; ignorando sia il principio di precauzione che quello dell’effetto moltiplicatore degli impatti presenti, … evidenziando perciò “l’illogicità e la contraddittorietà del provvedimento impugnato nonché il vulnus e l’ingiustificato e irragionevole sacrificio che viene imposto agli interessi ambientali, ecologici, paesaggistici, sociali ed economici del territorio”. In particolare l’Ufficio Compatibilità Ambientale, che ha rilasciato la V.I.A., ha operato “con un difetto di istruttoria, quindi attuando un eccesso di potere” ed emettendo un provvedimento “ingiustamente lesivo dell’ambiente – inteso non solo come interesse pubblico alla salubrità dell’ambiente ma anche come diritto collettivo di cui le associazioni ambientaliste, i comitati locali, sorti con finalità di tutela dell’ambiente e i singoli cittadini sono portatori – dell’integrità del territorio e della sua corretta e proficua gestione, sia dal punto di vista urbanistico e paesaggistico, che sotto il profilo economico e sociale”. Il giudizio del TAR, in alcuni passaggi sembra ricalcare alcuni contenuti della Relazione annuale della Direzione Antimafia che, nel descrivere la riorganizzazione dei clan malavitosi storicamente attivi nelle varie aree della Basilicata, mostra un’evidente preoccupazione per gli interventi sempre più frequenti, cui sono costretti TAR e Magistratura, per annullare autorizzazioni ambientali o per bloccare attività industriali altamente dannose e inquinanti. Conclude con l’individuazione di alcuni indicatori rivelatori del rischio di mafia in un territorio: il livello di dipendenza e di asservimento sociale, politico ed economico; un’informazione e una comunicazione poco trasparenti e democratiche; una presenza associativa e un’organizzazione sociale deboli; l’esistenza di una rete di potere e di controllo sociale permeabile e diffusa. Ingredienti tutti presenti storicamente in Basilicata. Un incontro, questo, con contributi di elevato livello tecnico e scientifico. Purtroppo la presenza delle forze produttive agricole e dell’imprenditoria turistica è stata deludente, forse occupate con i rispettivi sindacati a manifestare sotto la regione per rivendicare dei diritti ai quali hanno loro stesso abdicato da tempo. La partecipazione dunque è stata inadeguata all’importanza e all’attualità degli argomenti trattati. La stampa e le televisioni regionali del tutto assenti: forse troppo impegnate ad assicurare la propria presenza a qualche sagra o ad altri appuntamenti ed eventi istituzionali e politici di grande rilevanza. 

Comitato NoGas Metaponto Bernalda

Cova Contro

Movimento Potenzattiva 

ISDE Medici per l’Ambiente 

Med No Triv 

Wwf Potenza e Aree Interne 

Karakteria Policoro 

Laboratorio Per Viggiano 

No Triv Montescaglioso 

Magna Graecia No Triv Bernalda e Metaponto