Referendum. Pittella voleva ridere sotto i baffi, ma è andata male. Ecco perché

18 aprile 2016 | 10:55
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Referendum. Pittella voleva ridere sotto i baffi, ma è andata male. Ecco perché

Se Renzi sperava in una partecipazione al voto non superiore al 25%, Pittella avrebbe preferito per la Basilicata un realistico dato inferiore al 40%. Alle urne, invece, è andato più del 30% degli italiani e più del 50% dei lucani. E questo nonostante i boicottaggi di certa politica e di certa informazione. Sia Renzi, sia Pittella, dunque, devono aver sentito il brutto suono di un campanello d’allarme. Anche perché il dato referendario fa emergere un aspetto politico non trascurabile se confrontato con i risultati delle elezioni europee del 2014 e delle elezioni regionali del 2013. Domenica scorsa hanno partecipato al voto oltre 15 milioni di italiani di cui più di 13 milioni hanno messo una croce sul Sì. Oltre 2 milioni in più dei voti che prese il Pd nel 2014. In Basilicata, il confronto è ancora più significativo. Al referendum hanno votato 235mila cittadini (50,16%), 225mila (96%) dei quali hanno espresso la preferenza per il Sì. Alle regionali del 2013 l’affluenza fu del 47,60%. Marcello Pittella incassò 148mila voti (67%) di coalizione, 77mila in meno rispetto alle preferenze referendarie del Si. Il Pd lucano raggiunse il 24,84%, ossia circa 58mila voti. E’ quindi evidente lo scarto tra la volontà popolare e la politica della maggioranza di centro sinistra di questi anni. I cittadini hanno chiaramente messo un veto sul futuro della Basilicata. Un avvertimento al Pd e a Pittella. L’enfasi renziana della vittoria referendaria  può trasformarsi in Italia e in Basilicata nella sconfitta della sindrome di pinocchio della politica pro-trivelle del Governo e del Pd. Il popolo lucano ha vinto, e può ritenersi all’altezza delle prossime sfide di cambiamento. Pittella è avvisato. Mentre per Renzi sale la preoccupazione per il referendum confermativo della riforma costituzionale.