Qual è la vera posta in gioco nel referendum di domenica?

15 aprile 2016 | 17:16
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Qual è la vera posta in gioco nel referendum di domenica?

“E’ ignavo chi non prende posizione per avere tutti dalla propria parte senza esporsi e decidere, tenendo un piede in due staffe, è ignavo chi, pur conoscendo l’azione migliore da fare, la rimanda o non la compie” E’ ignavo il politico che dice “vado a votare”, ma non dichiara come vota. Sì o No?

E’ opportunista il politico che dice di votare No. Egli sa bene che per fare carriera o per mantenersi in sella non deve irritare certi Poteri. Quei Poteri che tutto decidono. E’ vigliacco quel politico che, approfittando della propria influenza, invita all’ignavia i cittadini: “Non andate a votare, questo referendum è inutile”. Oltre le spiegazioni tutte legittime del Sì e del No, di carattere tecnico, scientifico, economico, ambientale, occorre spiegare le ragioni politiche. Da una parte c’è un popolo consapevole del valore politico che ha assunto il referendum e per questo andrà a votare Sì. Dall’altra c’è un sistema di potere anch’esso consapevole del valore politico del 17 aprile e per questo ha paura della partecipazione popolare e della possibile sconfitta dei No. In gioco non ci sono le trivelle, ma gli affari dei petrolieri. Affari che nulla hanno a che vedere con l’interesse generale. In gioco non c’è l’autonomia energetica del Paese, ma la stabilità della maggioranza di Governo. In gioco non c’è la filastrocca “trivelle si trivelle no”, ma il mantra del denaro: “Io ti pago, tu fai i miei interessi”. Un mantra che coinvolge la quasi totalità dei giornali e delle televisioni. Un mantra che coinvolge migliaia di politici da Bruxelles a Roma, dalle grandi alle piccole regioni. Dalle grandi alle piccole città. Guai se si raggiunge il quorum e vincono i Sì. I padroni del mare della terra e dell’aria si arrabbieranno con giornalisti, economisti, politici al loro servizio e diranno: “Non siete stati capaci di vincere!”. Qualcuno di questi signori dovrà rinunciare a carriere, soldi e festini.  I petrolieri dovranno ricominciare da una sconfitta. Il Governo degli affari e degli affaristi “ traballerà”. Quella del referendum è una dura partita sociale e politica in cui i cittadini possono finalmente decidere, dopo anni di democrazia violentata. Ma se vincono loro, si aprono strade inquietanti. Peggiori di quelle che qui, in Basilicata, abbiamo già conosciuto.