L’etica del familismo amorale in Basilicata. Dopo sessant’anni, sta cambiando qualcosa?

24 aprile 2016 | 18:51
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L’etica del familismo amorale in Basilicata. Dopo sessant’anni, sta cambiando qualcosa?

“L’ipotesi è che i montenegresi agiscono come se seguissero questa regola generale: massimizzare i vantaggi materiali e immediati della famiglia nucleare; supporre che tuti gli altri si comportino allo stesso modo”.

Così scriveva, a metà degli Anni 50, Edward Banfield nel suo libro “Le basi morali di una società arretrata”. Tradotto il concetto in termini più elementari, l’ipotesi era che i montenegresi rispondessero a questa regola: “Io faccio gli affari miei e della mia famiglia, degli altri me ne frego anche perché gli altri fanno la stessa cosa”. Il familista amorale o, se non ha famiglia, l’individualista amorale, è colui che agisce secondo questa regola. Banfield mette in luce diciassette implicazioni del familismo amorale. Qui ne tratto alcune. Chiunque, persona o istituzione, affermerà di agire nell’interesse pubblico sarà ritenuto un truffatore. Vi è mai capitato di sentire gente mormorare nei confronti di chi assume iniziative di carattere culturale o sociale, ambientale nell’interesse generale? “Chi, quello? Chissà quali interessi ha, non si fa nulla per nulla”. I pubblici ufficiali non si identificheranno con gli scopi dell’organizzazione che servono, e i professionisti mostreranno una carenza di vocazione o senso della missione; entrambi useranno le proprie posizioni e le loro particolari competenze come strumenti da usare contro il prossimo per perseguire il proprio vantaggio personale. Questa implicazione si intreccia con un’altra: gli iscritti ai partiti tenderanno a rivendersi a partiti più favoriti, determinando l’instabilità delle forze politiche. È evidente, oggi ancor di più, lo spettacolo indecoroso di politici e dirigenti che cambiano casacca continuamente. Alla faccia degli ideali. Il salto della quaglia è, ormai da decenni, lo sport preferito di molti parlamentari e consiglieri regionali. Il pubblico ufficiale tenderà a farsi corrompere, e se anche non lo farà sarà comunque ritenuto corrotto. Quanti dirigenti, politici, uomini delle istituzioni si fanno corrompere? Tanti, molti. È pure vero che troppa gente è convinta che tutti i detentori di una qualunque potere siano implicati in qualche malaffare. “I politici? Tutti ladri”. La legge sarà trasgredita ogni qual volta sembrerà possibile evitarne le conseguenze. Quando sanno di farla franca realizzano le migliori porcherie. Cercano in tutti i modi di evitare la galera. Evviva le riforme: dal nuovo codice degli appalti, all’uso delle intercettazioni, dal falso in bilancio alle norme di contrasto all’evasione fiscale. E via dicendo.Il voto verrà usato per assicurarsi vantaggi materiali di breve termine, più precisamente per ripagare vantaggi già ottenuti, non quelli semplicemente promessi. Su questa implicazione, non c’è bisogno di commenti. Sapete già tutto. Che dire? Ho la sensazione che dopo sessant’anni quasi nulla sia cambiato. Però, dopo l’esito referendario del 17 aprile, la speranza cresce. La speranza.