Terrorismo: sono 370 gli attacchi agli aeroporti europei

23 marzo 2016 | 17:39
Share0
Terrorismo: sono 370 gli attacchi agli aeroporti europei

Francia, Italia e Spagna i paesi più colpiti. Ammonta a 435 miliardi di euro la spesa per la difesa e per la sicurezza dei residenti nei 28 stati dell’Unione Europea, pari al 3,1 del Pil dell’area. Il Belgio tra i paesi ad investire di più: oltre mille euro per cittadino. In Italia contrazione del 6% pari a 3,2 miliardi di euro. È quanto emerge dalla nota scientifica “Europa sotto assedio” realizzata dall’Istituto Demoskopika.

Oltre duemila vittime, tra morti e feriti, in attentati di gruppi terroristici in scali aeroportuali o in aereiconl’obiettivo di colpire prioritariamente Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Germania e Grecia. Si riduce dello 0,9% la spesa dei 28 paesi membri dell’Unione Europea per la difesa, l’ordine pubblico e la sicurezza degli oltre 500 milioni di cittadini residenti nell’area. In Italia si registra una contrazione più rilevante rispetto al dato europeo: 3,2 miliardi di euro in meno, in valore assoluto, dal 2014 al 2010, pari al 6%. Norvegia, Svizzera e Regno Unito risultano gli Stati ad investire di più nella sicurezza dei loro residenti. Anche il Belgio, con poco più di mille euro per cittadino, si colloca tra i primi otto paesi più sensibili a “difendere” i propri confini dalla minaccia terroristica. Anche in relazione alla spesa per residente l’Italia, con 848 euro pro capite, si posiziona al di sotto della media europea pari a 864 euro. È quanto emerge dalla nota scientifica “Europa sotto assedio” realizzata dall’Istituto Demoskopika.

I numeri del terrore: oltre mille i “caduti”.Sono 2.145 le vittime dei 368 attentati terroristici che si sono verificati dal 1970 ad oggi nell’area europea “allargata” all’intera Russia vista la significatività del territorio. Ben 1.153 le persone che hanno perso la vita, 992 i feriti in incidenti e disastri causati da gruppi terroristici in aeroporti o aerei. Tre i paesi dove si è registrato il maggior numero di attentati: Francia con 63 episodi, Italia con 58 attacchi e Spagna con 49 episodi terroristici. Seguono Regno Unito (29 attentati), Germania (26 attentati), Grecia (24 attentati), Russia (17 attentati), Svizzera (16 attentati) e Belgio (15 attentati). Significativi anche gli attacchi registrati a Cipro (13 episodi), Austria (11 episodi), Danimarca (10 episodi), Paesi Bassi (6 episodi), Ucraina (6 episodi) e Portogallo (5 episodi). I paesi meno colpiti dalla ferocia dei gruppi terroristici, nell’arco temporale osservato dai ricercatori di Demoskopika che hanno elaborato i dati dell’università del Maryland, risultanoBulgaria, Irlanda, Norvegia, Repubblica Ceca, Svezia con 3 attentati terroristici per ciascuno paese e Croazia, Kossovo, Lussemburgo, Malta e Polonia con un episodio terroristico ciascuno.

Il maggior tributo di vittime, tra morti e feriti, è stato pagato da Ucraina (338 persone), Italia (312 vittime), Regno Unito (300 vittime), Russia (298 vittime), Grecia (290 vittime), Spagna (146 vittime), Francia (121 vittime) e Belgio (92 vittime). Seguono Svizzera (68 vittime), Germania (55 vittime), Austria (51 vittime), Repubblica Ceca (26 vittime) e Cipro (25 vittime). Infine, a cadere complessivamente in attentati terroristici in aeroporti o aerei altre 23 persone in Danimarca, Paesi Bassi, Croazia, Bulgaria, Irlanda e Lussemburgo.

Sicurezza: Norvegia, Svizzera e Regno Unito in testa per spesa pro capite. Con 1.870 per cittadino è la Norvegia ad investire maggiormente nella sicurezza, nella difesa e nell’ordine pubblico seguita da Svizzera e Regno Unito rispettivamente con 1.765 euro e 1.492 euro per residente. Il dato emerge da un’elaborazione dell’Istituto Demoskopika sulla classificazione internazionale della spesa pubblica per funzione dell’Eurostat. Anche il Belgio si colloca tra gli otto stati più attenti, in termini di investimenti, in sicurezza: 1.008 euro per cittadino residente seguito dalla sola Germania con 934 euro per cittadino e preceduto da Danimarca (1.030 euro pro capite), Finlandia (1.045 euro pro capite), Lussemburgo (1.085 euro pro capite), Francia (1.090 euro pro capite) e Svezia (1.205 euro pro capite).

Al di sotto della media dell’Unione Europea, pari a 864 euro per abitante, si posizionano l’Italia con 848 euro di spesa pro capite in sicurezza, ordine pubblico e difesa, Grecia (791 euro pro capite), Austria (754 euro pro capite), Irlanda (736 euro pro capite), Cipro (660 euro pro capite), Spagna (643 euro pro capite), Estonia (571 euro pro capite), Portogallo (531 euro pro capite), Slovenia (455 euro pro capite), Malta (417 euro pro capite), Polonia (402 euro pro capite), Repubblica Ceca (359 euro pro capite), Croazia (354 euro pro capite), Lettonia (331 euro pro capite), Lituania (328 euro pro capite), Ungheria (265 euro pro capite), Bulgaria (239 euro pro capite) e Romania (219 euro pro capite).

Territorio: in Italia oltre 3 miliardi in meno per safety, ordine pubblico e difesa. È pari al 6% la riduzione della spesa per difesa, ordine pubblico e sicurezza che si è registrata in Italia dal 2014 al 2010. Una contrazione più che rilevante quantificabile in 3,2 miliardi di euro, stimabile in circa 0,2 punti percentuali della ricchezza nazionale: si è passati, infatti, dai 50,4 miliardi di euro del 2014 ai 53,6 miliardi di euro del 2010. Una calo delle risorse finalizzate alla sicurezza del cittadino ben al di sopra della media europea ferma ad un meno 0,9%. Nello specifico – si rileva dalla nota scientifica dell’Istituto Demoskopika – per la “difesa militare e civile”, l’Italia, nel 2014, ha impiegato 19,5 miliardi di euro a fronte dei 21,2 miliardi di euro del 2010 con una variazione in negativo di oltre 8 punti percentuali. E, ancora, alla voce “ordine pubblico e sicurezza”, lo Stato italiano, sempre nel confronto del quinquennio 2014-2010, ha riservato 30,9 miliardi di euro contro i 32,4 miliardi di euro dell’anno base pari ad una flessione della spesa del 4,6%. Un decremento che ha interessato in maniera rilevante anche Portogallo (-24,2%), Slovenia (-23,3%), Repubblica Ceca (-18,4%), Grecia (-15,4%), Spagna (13,2%) e Ungheria (-11,9%).

Sul versante opposto, maggiori risorse per i capitoli legati al funzionamento delle forze di difesa terrestri, marine, aeree, al supporto alle forze di difesa civile, ai servizi di polizia e ad altre funzioni inerenti l’ordine pubblico e la sicurezza sono state messe in campo principalmente da Slovacchia con un incremento del 7,5% nel 2014 rispetto al 2010, Bulgaria (+10,3%). A seguire la Germania che, con una spesa complessiva di poco meno di 75 miliardi di euro, ha incrementato le risorse dell’8,8%, il Belgio che ha impiegato oltre 11 miliardi di euro incrementando la spesa in sicurezza e difesa dell’8,2%, l’Austria con 6,3 miliardi utilizzati ed un incremento del 7,9% rispetto al 2010 e la Svezia con un incremento di risorse pari al 7,5% e una dotazione complessiva del capitolo “difesa, sicurezza e ordine pubblico” al 2014 pari a 11,4 miliardi di euro. Rimasto stabile, infine, lo “sforzo” della Francia fermo, nell’arco temporale considerato, ad una disponibilità di 70,8 miliardi di euro.

Lotta ai signori del male: oltre 7 mila intercettazioni in Italia. In Lombardia, Lazio e Campania le procure più “attive”. Dal 2005 al 2013, il numero dei bersagli, come vengono chiamate in gergo le utenze controllate, autorizzati dalle procure italiane per indagini relative a reati di terrorismo internazionale e interno è stato pari a 7.364 casi con una flessione del 51,4%: si passa, infatti, dalle 990 intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche ed informatiche del 2005 ai 481 bersagli del 2013. L’analisi delle intercettazioni mostra, inoltre, un andamento altalenante: il 2007 è stato l’anno con il maggior numero di utenze controllate pari a 1.188, mentre il 2013 l’anno “meno sensibile” all’ascolto da parte delle procure italiane per indagini in materia di terrorismo.

A livello territoriale, le sezioni terrorismo delle procure operanti nei distretti giudiziari di Lombardia, Lazio e Campania sono risultate le più attive autorizzando complessivamente il 60% del totale delle intercettazioni italiane: 2.479 bersagli in Lombardia (33,7%), 1.078 utenze nel Lazio (14,6%) e 854 bersagli in Campania (11,6%). A seguire il Trentino Alto Adige con 440 intercettazioni (6%), la Liguria con 427 bersagli (5,8%), il Veneto con 322 bersagli (4,4%), la Sardegna con 308 bersagli (4,2%), la Puglia con 259 bersagli (3,5%), il Piemonte con 252 bersagli (3,4%) e il Friuli Venezia Giulia con 248 bersagli (3,4)%. In coda, sempre per numero di intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche ed informatiche si collocano i distretti giudiziari attivi in Umbria con 198 utenze (2,7%), in Emilia Romagna con 177 utenze (2,4%), in Toscana con 152 utenze (2,1%), in Sicilia con 78 utenze (1,1%), in Abruzzo con 45 utenze (0,6%), nelle Marche con 36 utenze (0,5%) e in Calabria con 11 utenze (0,1%).