Arresto funzionari Eni. Un passo avanti?

31 marzo 2016 | 12:02
Share0
Arresto funzionari Eni. Un passo avanti?

Finalmente, direbbe qualcuno. Custodia cautelare ai domiciliari per funzionari e dipendenti del centro oli dell’Eni di Viggiano. I cinque arrestati sono indagati, a vario titolo di traffico e smaltimento illecito di rifiuti. A un dirigente della Regione Basilicata è stata invece notificata l’ordinanza di divieto di dimora. Finita nella morsa anche la Total. Agli arresti anche l’ex sindaco di Corleto Perticara Rosaria Vicino. Nel dicembre scorso, altro blitz dell’Antimafia. Prima di allora, nel febbraio del 2014, il primo intervento con l’avvio di indagini. L’ipotesi di reato “traffico illecito di rifiuti”. La vicenda, tuttavia, già all’inizio lasciava ipotizzare più filoni di indagini: inquinamento, contraffazione dei codici Cer, manomissione dei dati delle centraline. In quella fase furono coinvolti anche Tecnoparco, l’Arpab, l’ex responsabile del distretto meridionale dell’Eni Ruggero Gheller, funzionari della Regione e la Provincia di Potenza. L’operazione della Direzione distrettuale antimafia del 31 marzo 2016 è riconducibile a uno dei filoni d’inchiesta (ammesso che ci siano altri fascicoli di indagine): quello riguardante il traffico e smaltimento illecito di rifiuti. E tutto il resto? La sensazione che abbiamo, in questo frangente, è che qualcuno stia percorrendo come il gambero una strada che aprirebbe le porte a scenari molto più inquietanti. Gli arresti di oggi, che pure sembrano un passo avanti, possono apparire, ad altri osservatori, un passo indietro: salvo che nei prossimi mesi, sul piano delle indagini, accada qualcosa di più convincente. L’opinione pubblica ha il diritto di sapere se e come Tecnoparco avrebbe avuto un ruolo importante nello “smaltimento” dei rifiuti petroliferi; se e come società che gestiscono discariche e ditte di trasporti avrebbero fiancheggiato un traffico illecito. I cittadini hanno diritto di sapere se e come l’Eni avrebbe inquinato vasti territori, commettendo gravi reati ambientali. Quale sarebbe stato il ruolo dell’Arpab in tutte queste vicende; se, e in che misura, la Regione e i suoi apparati avrebbero favorito illeciti ambientali. Soprattutto, la quantità di petrolio estratto corrisponde ai dati ufficiali? Chi controlla? La custodia cautelare di cinque funzionari Eni, di un ex sindaco e il coinvolgimento di un dirigente della Regione, non ci dicono nulla circa le grandi questioni che da anni vengono sottoposte alle istituzioni. Chissà se le vere responsabilità di certi gravi reati sono ai piani alti di certi palazzi. Chissà. Oggi è importante che l’opinione pubblica non commetta l’errore di credere che una volta “impiccato il ladro ” sia stata “debellata la criminalità.” Spesso il grande malaffare, per coprirsi, ordina di colpire il piccolo faccendiere.