Estrazioni, Mise rigetta rigetta 27 richieste in mare

5 febbraio 2016 | 17:52
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Estrazioni, Mise rigetta rigetta 27 richieste in mare

Il Ministero dello Sviluppo economico ha rigettato 27 provvedimenti – tra cui Ombrina mare – e quindi richieste finalizzate ad ottenere permessi e concessioni per cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine. Si tratta di una prima concreta vittoria, ottenuta grazie al Referendum No Triv promosso da 10 Consigli Regionali e sostenuto con convinzione da 200 associazioni e 100 personalità del mondo della cultura, delle scienze e delle arti. Va ricordato che i contenuti di 3 dei 6 quesiti referendari – su tutti nell’ottobre scorso si era avuto il giudizio positivo della Corte di Cassazione – sono stati recepiti dal Governo che li ha inseriti nella Legge di Stabilità. “Il rigetto dei provvedimenti è il più concreto risultato determinato a seguito dell’entrata in vigore della legge di stabilità 2016” – ha dichiarato Enzo Di Salvatore costituzionalista e autore dei quesiti referendari – “il Parlamento ha infatti accolto uno dei sei quesiti referendari promossi dai Consigli Regionali”. E ha conluso “Il Governo non ha avuto altra scelta, segno che il Referendum No Triv è un tema temuto a livello nazionale, per questo è necessario andare fino in fondo”. “I provvedimenti di rigetto del Governo riguardano solo i procedimenti in corso entro le 12 miglia marine” – ha detto Carmela Lapadula del Coordinamento Nazionale No Triv – “ma non i permessi e le concessioni già rilasciati, come ad esempio il recente permesso di ricerca che interessa le Isole Tremiti”. “Se vogliamo favorire la transizione energetica e corrispondere agli impegni assunti dall’Italia a Parigi nell’ambito della COP 21 per far fronte al problema dei cambiamenti climatici” – ha incalzato Lapadula – “è necessario andare a referendum”. Con il Referendum No Triv – che verrà formalmente indetto tra pochi giorni – i cittadini saranno chiamati a decidere se vorranno progressivamente e definitivamente liberare il mare territoriale italiano dalle trivelle. Il voto dei cittadini si caricherà anche di un forte significato politico: decidendo di cancellare la norma che al momento consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia senza limiti di tempo, potranno dare anche un chiaro segnale al Governo. Occorre uscire progressivamente e rapidamente dall’era del petrolio, investendo nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica, favorendo la riconversione ecologica dell’economia. “Davanti alla Corte costituzionale pendono ancora due ricorsi presentati da sei Regioni promotrici del referendum” – ha affermato Francesco Masi del Coordinamento No Triv Basilicata – “La risoluzione positiva dei due ricorsi consentirebbe di recuperare altri due quesiti referendari e, in particolar modo, quello relativo al “piano delle aree”, che la legge di stabilità, per volontà del Governo, ha cancellato. La questione petrolifera – come insegna la Basilicata – non inizia e non finisce entro le 12 miglia marine: il recupero del quesito referendario sul “piano delle aree” consentirà alle Regioni di concordare insieme allo Stato dove autorizzare le attività petrolifere sia in terraferma sia in mare, oltre le 12 miglia marine, evitando che lo Stato decida in solitudine senza rispettare la volontà dei territori”.

Coordinamento Nazionale No Triv