Emergenza rifiuti nel Materano: va tutto a Fenice

15 gennaio 2016 | 16:48
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Emergenza rifiuti nel Materano: va tutto a Fenice

Con il DPGR n.11 del 14 gennaio 2016, la Regione Basilicata, in nome del popolo lucano ed in nome della “permanente” emergenza rifiuti, decreta l’obbligo di conferimento di rifiuti urbani “talquale” di tutti i Comuni della provincia di Matera, ad esclusione di Matera e Policoro, 

presso l’inceneritore Fenice-Edf-Rendina: Pisticci, Irsina, Tricarico, Montescaglioso, Miglionico, Grottole, Grassano, Pomarico, Ferrandina, Salandra, Craco, Calciano, Montalbano Jonico, San Giorgio Lucano, San Mauro Forte, Oliveto Lucano, Garaguso, Aliano, Gorgoglione, Cirigliano, Stigliano, Tursi, Colobraro, Valsinni, Accettura, Rotondella. L’atto si autogiustifica sentenziando che “… l’interruzione del pubblico servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e quindi l’accumulo di rifiuti determina il rischio per la salute pubblica e per l’ambiente…”, senza considerare il traffico generato dai camion che attraverseranno mezza regione – in palese violazione del principio di prossimità -, senza considerare la maggiore quantità di emissioni di diossine dai camini dell’inceneritore causato dalla combustione dei rifiuti “talquale” – vietato per legge -, senza considerare i maggiori costi che graveranno sui 26 comuni della provincia di Matera. Un atto basato su offensive e continue “prese d’atto” da parte della Regione, basate, a loro volta, su offensive e continue “prese d’atto” dell’inutile osservatorio regionale dei rifiuti con un mero elenco della situazione impiantistica: Pisticci “…non è più idoneo ad ospitare ulteriore stoccaggio di sopravaglio…”, Tricarico “…in attesa di ampliamento volumetrico…”, Salandra “…impianto cessato…”, Pomarico “…volumetrie esaurite…”, Colobraro “…ampliamento e manutenzione straordinaria…”. Questo atto rappresenta l’ennesima conferma dell’incapacità, di chi governa questa Regione, di gestire e risolvere il problema dei rifiuti per una popolazione che numericamente è paragonabile ad un quartiere di Napoli. Ancora una volta l’emergenza diventa giustificazione di atti privi di buonsenso ed in violazione di principi di tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Il tutto a vantaggio di chi gestisce un inceneritore che continua ad inquinare le falde acquifere con ferro, nichel, manganese, fluoruri, solfati e VOC, come risulta dalle ultime analisi di novembre 2015 pubblicate sul sito ufficiale ARPAB. Inceneritore a cui bisognerebbe imporre il rispetto delle famose prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale, ma delle quali non ci è dato sapere nulla. Se da una parte la Regione si limita a “prendere atto” della situazione disastrosa dell’impiantistica, dall’altra vorrebbe approvare due mega-impianti di trattamento rifiuti a San Nicola di Melfi per un totale di 260.000 tonn/anno!! a fronte di una produzione di circa 40.000 tonn/anno dell’intero territorio lucano. Quantità che si ridurrebbe drasticamente se i due capoluoghi, Potenza e Matera, mettessero in atto la raccolta differenziata. Tutto questo è follia, pensare di far diventare il Vulture Alto-Bradano la pattumiera d’Italia è una follia intollerabile alla quale ci opporremo con ogni mezzo. Comitato Diritto alla Salute Lavello