Trivelle, referendum unica garanzia di democrazia

11 dicembre 2015 | 09:19
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Trivelle, referendum unica garanzia di democrazia

Lo scorso 28 novembre la Corte di Cassazione ha dato il via libera ai 6 quesiti referendari del Comitato No Triv, dichiarandoli “conformi alla legge”. Ciò ha causato la reazione immediata del Governo Renzi che si è messo al lavoro per modificare alcune norme dello Sblocca Italia, in modo da accontentare le Regioni che hanno deliberato la richiesta di referendum e al tempo stesso lasciare immutato nella sostanza l’impianto dei quesiti. “Da rilevare l’assoluta incoerenza del Governo nazionale: da un anno a questa parte sta rilasciando un gran numero di decreti di compatibilità ambientale per nuovi progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare e in terraferma” – dichiara il costituzionalista Enzo Di Salvatore, autore dei 6 quesiti referendari – “e ora, dopo il via libera della Cassazione, si dichiara pronto ad aprire una trattativa con le Regioni sulle norme oggetto del referendum. Ma il referendum non è più nella disponibilità di nessuno”. Di Salvatore prosegue “La strada referendaria è l’unica che possa fornire solide garanzie: gli effetti dell’abrogazione, in questo caso, sarebbero diversi da quelli che si avrebbero qualora il governo o il parlamento intervenissero con atto normativo. Se si arrivasse all’abrogazione referendaria, il Governo o il Parlamento non potrebbero reintrodurre le norme abrogate. Questa certezza, invece, non ci sarebbe se quelle norme venissero abrogate con decreto-legge o con legge” – e conclude – “D’altra parte l’esperienza insegna: nel 2010 il decreto Prestigiacomo aveva vietato la conclusione dei procedimenti in corso per il rilascio dei permessi di ricerca e delle concessioni di estrazione in mare; nel 2012 Monti ha rimosso quel divieto”. Il Governo sta cercando la sponda di qualche Regione Sì Triv, pochi giorni fa il Ministro Guidi ha incontrato il Presidente della Regione Emilia-Romagna e alcuni isolati consiglieri regionali. Uno o più emendamenti alla Legge di Stabilità 2016 o un decreto ad hoc potrebbero essere gli strumenti utilizzati. Ma i contenuti delle modifiche normative che il Governo metterà sul tavolo come contropartita sono tutti da verificare. “Noi come Comitato referendario No Triv ci opponiamo a che il Governo modifichi in parte le norme oggetto di referendum” – afferma Enrico Gagliano – “Se il Governo fosse in buona fede e volesse ripensare il ruolo delle energie fossili a livello nazionale, dovrebbe procedere con la modifica legislativa in blocco e senza aggiungere altre norme”. “Non si comprende perché si continui a sostenere che l’obiettivo è modificare le norme e non il referendum: è giusto che siano i cittadini italiani a decidere su un tema così importante” – aggiunge Stefano Pulcini del Coordinamento Nazionale No Triv – “Alcuni delegati regionali si comportano come se fossero delegati del partito che li ha eletti e non delegati del Consiglio regionale di provenienza. Sorprende che le opposizioni non abbiano nulla da dire al riguardo. I delegati hanno un vincolo di mandato e se non condividono la scelta effettuata dal consiglio regionale che li ha eletti devono dimettersi dal loro ruolo”. Il movimento No Triv rilancia con determinazione la sfida referendaria per impedire che i territori e le Regioni italiane vengano inquinati e impoveriti, e i cittadini privati del diritto di voto. L’Italia, conosciuta in tutto il mondo per la bellezza del suo paesaggio, vive il paradosso di essere al contempo prima al mondo per biodiversità con 7.000 differenti specie vegetali, 58.000 specie animali, con 140 diversi tipi di grano e 1.800 vigneti spontanei e di essere al contempo il Paese in cui le attività impattanti sull’ambiente scaricano costi sui bilanci di imprese e famiglie per oltre 48 miliardi di euro l’anno (oltre il 3% del P.I.L.). Lo Sblocca Italia prevede che chiunque possa agevolmente fare ricerca ed estrarre idrocarburi all’interno dei territori e in mare.

Coordinamento Nazionale No Triv