Ho visitato la personale di Pittura e Scultura di Amikò. Si chiude oggi 31 dicembre 2015. Lui parla di tempo a divenire. Segna le sue opere in questa dimensione: il divenire. Eppure ho avuto la sensazione che si trattasse di ulteriorità. Un’arte anarchica, descrivibile e indescrivibile. Tuttavia segnata da un futuro necessario. La tristezza positiva contraddistingue molte delle opere dell’artista. Una tristezza che media con il futuro, non sogni, ma desideri. Un dialogo inquieto tra presente e divenire analogico. Amikò è un minatore che scava nel cielo, nel mare, nell’aria. Esita a picconare la terra, già fragile e indifesa. Egli è l’artista del bar che ti spiega come funzionano le idee inutili, quelle che scaraventano il panico nella banalità del quotidiano. Amikò è un artista che racconta l’inesorabile deriva dell’uomo ingabbiato e imbavagliato dalle sue stesse mani tremanti. L’orizzonte descritto dalla materia plasmata senza ragione, sancisce l’anima dell’umanità che dovrebbe essere umana e perciò intelligente. Il divenire è oggi. Oggi, domani sarà tardi. Grazie Amikò. Il passato, con te, diventa, indicativo del futuro.