Reiniezione: altra minaccia targata Sblocca Italia

18 novembre 2015 | 11:33
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Reiniezione: altra minaccia targata Sblocca Italia

Presentata mozione per impugnare la circolare “sblocca reiniezione”, altra minaccia targata Sblocca Italia. La lotta alle trivelle non si ferma: presentata nella seduta di ieri, una mozione che intende impegnare la giunta ad impugnare la Circolare del 5 novembre 2015 della Direzione Generale per le Risorse Minerarie e Energetiche del MISE, che attribuisce esclusivamente all’Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la geotermia (UNMIG) la competenza ad autorizzare le attività “migliorative” degli impianti petroliferi, compresa la perforazione e, altresì, la reiniezione delle acque di strato. Come vedete prosegue incessante la marcia dello Sblocca Italia ed emergono chiaramente i profili di incostituzionalità della norma: la sezione UNMIG territorialmente competente si riserva, in via esclusiva, l’autorizzazione per la reiniezione ove questa sia destinata ad un aumento delle risorse minerarie e all’ottimizzazione degli impianti di produzione. Si estromette completamente qualsiasi partecipazione della Regione all’esercizio delle competenze relative ai procedimenti autorizzatori, eludendo quanto previsto dall’art 104 del Codice dell’Ambiente. Le autorizzazioni potrebbero autorizzare i pozzi reiniettori di Grumento Nova (Monte Alpi 9Or), di Viggiano (Enoc 1) e Costa Molina 2. La reiniezione è una delle procedure più pericolose presenti nel processo di estrazione degli idrocarburi: si rimettono in circolazione nel sottosuolo le cd. ‘acque di strato’, dei veri e propri scarti composti da fanghi, acidi e polimeri. Secondo le compagnie questa tecnica aumenterebbe il pescaggio del petrolio, ma spesso si tralasciano le pericolose implicazioni sulle falde acquifere e sull’attività sismica del territorio. La perdita di potere decisionale su questo tipo di autorizzazioni sarebbe un’altra mazzata micidiale per la terra di Basilicata, già messa a dura prova da anni di completa derelegulation nei controlli: le sonde radioattive abbandonate a Corleto Pericara, l’oleodotto di Viggiano bucherellato e le continue fiammate del centro oli sono il triste monito per i cittadini di questa regione. A questo si aggiunge la sterilità dei nostri amministratori: basta vedere le timide reazioni di Berlinguer sulle fiammate a Viggiano e la mancanza di coraggio da parte di alcuni sindaci nel prendere decisioni drastiche contro le estrazioni. L’ARPAB, falcidiata da anni di malapolitica, tramite il traballante direttore Schiassi, ha dichiarato guerra alla Regione con pesanti accuse che lasciano il tempo che trovano: il solito scaricabarile su emergenze come il Pertusillo, i SIN Tito e Val Basento e la Sider Potenza evidenzia che in un anno non è stato fatto nulla. Torniamo indietro di dodici mesi e ripensiamo a quando Pittella millantava vittorie a seguito di presunte trattative romane, che portarono alla disastrosa scelta del 4 dicembre: noi, con tutto l’impegno, non riusciamo a vedere gli effetti benefici di quella decisione.

Gianni Perrino Capogruppo M5S Basilicata – Consiglio Regionale