Il nuovo cimitero di Potenza: “un’altra storia di cemento”

13 novembre 2015 | 18:09
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Il nuovo cimitero di Potenza: “un’altra storia di cemento”

Strana storia quella del nuovo cimitero di Potenza… Il sito prescelto è in piena campagna, ai margini di un bosco di querce: un luogo del tutto inadatto, inaccogliente, isolato dalla città, freddo e ventoso, raggiungibile solo in auto con una linea di trasporto pubblico, che, quando le corse previste non sono annullate per motivazioni di ogni genere, funziona a orari sporadici. Il cimitero, terminato solo per una parte, da rendere immediatamente disponibile e profittabile, si presenta al visitatore con una lunga facciata porticata, disposta su un solo piano in cemento a vista, e si dispone su tre terrazzamenti, con uno spazio piano sottostante destinato a cappelle e sepolture a terra. Un cimitero dove i defunti, semplici numeri e ormai materia morta, non conoscono pace né silenzio, tra i rumori assordanti delle ruspe e le percussioni incessanti dei martelloni pneumatici in azione. Da circa un anno mi capita di recarmi in visita da una cara zia scomparsa circa un anno fa; come la settimana scorsa, quando ho invano cercato di concedermi un minuto di raccoglimento, tra il frastuono incalzante del cantiere: percussioni insopportabili, motori rombanti, il pavimento che trema insieme ai loculi allineati e ordinati su più livelli, lungo corridoi porticati di nudo cemento; ancor più inquietanti dei grigi casermoni alveari e delle periferie dormitorio di cui, chi ha mal governato “questa città in questi decenni”, ci ha fatto dono, senza opzione di scelta o di rifiuto, costretti a prezzi speculativi dai soliti costruttori, loro amici, e sostenitori. Nulla è cambiato in questi anni: da uomini politici come Colombo e impresari quali i Baldi e Carriero, fino a quelli più recenti; nulla cambia, e la cappa di cemento si impadronisce anche della morte ‘ come una piovra avida e insaziabile! Strana storia quella di un cimitero, consegnato alla gestione privata; irraggiungibile da parte delle persone anziane, le quali vengono private anche del diritto di visitare i propri cari; spesso si tratta di persone rimaste sole dopo la perdita dell’altro, trasportato in un luogo isolato e inaccessibile, come l’inferno dantesco. Di frequente le incontro queste persone alle fermate dell’autobus, nell’interminabile attesa del passaggio di Caronte. Una storia, quella del nuovo cimitero di Potenza, come le tante di questa città: le tante storie di palazzacci e di quartieri senza qualità, ma procacciatori di (mal)affari e profitti, che continuano a moltiplicarsi in una città senza futuro; dove coloro che si sono succeduti al suo governo, in una continuità impressionante, ormai al sicuro nei propri scrigni preziosi, lasciano dietro di sé disastri irreparabili. Una storia che emana cattivo odore da lontano, a prima vista, e non è certo quello dei defunti. Pasolini, prima di essere trucidato il 2 novembre 1975, scrive “io so, ma non ho le prove” : ecco, io so ma non ho le prove! Forse qualcuno dovrebbe cercarle queste prove, fosse anche solo per rendere giustizia a tutti quei cittadini feriti e offesi, umiliati e abbandonati a se stessi, in una città morta. Paolo Baffari