Alla discarica di Atella qualcosa non quadra

27 novembre 2015 | 11:17
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Alla discarica di Atella qualcosa non quadra

La Regione Basilicata da lungo tempo ha considerato l’impianto di trattamento e bio-stabilizzazione del Comune di Atella “nevralgico“ per l’ intero sistema di smaltimento della Provincia di Potenza. Più di dieci comuni 

oltre al Centro di Trasferenza di Tito e poi il comune di Potenza portavano e portano il loro carico di indifferenziato presso tale impianto. Molto denaro pubblico è stato “dedicato” a tale scopo. Più di tre milioni di euro per l’ampliamento della discarica e per l’impianto costituito da una macchina apri sacco, con precise e dettagliate caratteristiche stabilite nel provvedimento di rilascio dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale, vaglio rotante con deferizzatore, compattatore e sistema di bio-stabilizzazione in biocelle dedicate. Insomma alla fine del “ciclo di trattamento” da quell’impianto doveva uscire, almeno dall’ottobre del 2013, un perfetto CER 191212 ( codice che riguarda altri rifiuti, compresi materiali misti, prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti diversi) da inviare a Fenice, oggi Rendina Ambiente, ed il bio-stabilizzato, con coltura di almeno 14 giorni, depositato  in discarica.

Ecco i fatti

A fine settembre 2013 il responsabile tecnico del comune di Atella, con determina dirigenziale autorizza definitivamente il collaudo di tutte le opere eseguite dalla ditta appaltatrice e subappaltatrice certificando la conformità dei lavori a quanto stabilito , appunto, dalla Autorizzazione Integrata Ambientale. La Giunta del Comune di Atella con Delibera n. 34 del 21 marzo 2014, stabilisce la tariffa di smaltimento.  Per i comuni limitrofi è pari a euro 160, esclusa IVA,  per il Centro di Trasferenza di Tito e  per il Comune di Potenza è pari a 170 euro. Nell’atto deliberativo si legge: “Considerata la condizione oggettiva che alcune fasi di lavorazione, data l’ esperienza maturata nei primi cinque mesi di attività saranno riprogrammate con un risparmio di costi, questi ultimi rilevabili già nella fase del prolungamento provvisorio del servizio di gestione (fino al nuovo appalto ad evidenza pubblica) in ordine al quale alla luce delle predette considerazioni si è stabilito di rimodulare il costo di gestione in Euro 40,00 anziché in Euro 45,00 a tonnellata”  

Quindi, tutto a posto, almeno per il nuovo bacino di discarica e per l’impianto di trattamento gestito dalla Basentini Srl? Tutto bene a tal punto che se la Basentini Srl riporta nel suo bilancio del 2014, come ricavi dalla gestione dell’impianto di Atella 876.964 mila euro, il Comune, detratti i costi per il trasporto del Secco e lo smaltimento presso Fenice, incassa 1.891.560 euro. Una bella cifra per un piccolo Comune che addirittura arrivava a proporre l’estinzione anticipata del mutuo, contratto dall’amministrazione comunale come quota parte per l’ampliamento della discarica e la costruzione dell’impianto di trattamento. 

Qualche problema, invece, sembra esistere nel primo bacino di discarica tant’è che in seguito ad un sopralluogo i funzionari dell’ufficio Ambiente della Provincia di Potenza, accertano un affioramento di percolato a valle del bacino a intorno a tre pozzi destinati alla raccolta del medesimo percolato. Il responsabile dell’ufficio Ambiente della Provincia, invia perciò una comunicazione a tutti gli enti interessati e alla Procura della Repubblica di Melfi. Le analisi chimiche effettuate sulle acque prelevate dai piezometri segnalavano il superamento delle soglie di contaminazione per manganese, boro, solfati, nitriti, cromo, ferro, nichel, e mercurio.

Dalla fine del 2012 ad oggi siamo ancora nella fase di caratterizzazione, la cui progettazione,  ovviamente, con il codice segreto “ nevralgico” viene pagato dal bancomat dell’ “istituto Regione Basilicata”. Per l’intero anno 2013, attraverso i sopralluoghi effettuati dall’ ufficio Ambiente della Provincia di Potenza, via via emergono diverse inadempienze, incongruenze  e non conformità all’Autorizzazione Integrata Ambientale, nella gestione del percolato, nella coltivazione della precedente vasca di deposito dei rifiuti, nell’impianto, inesistente, del biogas.

Per tutto il 2013 e fino all’agosto del 2014, presso la discarica di Atella si susseguono i controlli della Provincia di Potenza. La Regione Basilicata, tramite i suoi uffici competenti è perfettamente a conoscenza delle criticità emerse mentre i lavori proseguono per la costruzione della nuova vasca e l’ impianto di trattamento. Quindi gli Enti preposti sono consapevoli e perfettamente a conoscenza delle prescrizioni AIA rilasciata con Delibera di Giunta Regionale n. 1150 del 28 luglio 2011.

Infatti ne sono perfettamente consapevoli i funzionari dell’ufficio Ambiente della Provincia di Potenza che in data 16 dicembre, dopo solo 2 mesi dall’avvio della nuova vasca e dell’ impianto di trattamento, si recano presso tale impianto e constatano, oltre alle criticità relative al vecchio bacino, già ampiamente evidenziate, che “ il piazzale su cui avviene il conferimento e lo scarico dei rifiuti all’ impianto di preselezione non presenta un idoneo sistema di convogliamento e trattamento delle acque meteoriche “. Cosa ancor più sconcertante, nel gennaio 2014, è  che “per alcune biocelle il ciclo di bio-stabilizzazione è durato solo 10 giorni e non 14 giorni come stabilito dal Rapporto Istruttorio allegato all’ AIA. Inoltre per tutte le biocelle non viene mai raggiunta la temperatura di 55°C per tre giorni consecutivi, necessaria per ottenere una corretta igienizzazione del sotto vaglio da conferire in discarica.” Inoltre: “le acque meteoriche che dilavano una parte del piazzale asfaltato dell’ area di bio-stabilizzazione e tutta la viabilità a servizio del nuovo bacino vengono scaricate nel Vallone Spaccatornese  senza un preventivo trattamento.”

La relazione continua con ulteriori e precisi rilievi di cui sia la Regione Basilicata che il Comune di Atella sono perfettamente a conoscenza e, anzi, nel secondo caso ciò potrebbe costituire la reale motivazione dei ritardi , più volte denunciati dall’ ufficio provinciale, nel riscontrare alle richieste dell’ Ente controllore. Fin qui tutto normale, si fa per dire! Come nel caso “ degli affioramenti di percolato “ nel vecchio bacino di discarica. Singolari le “ diverse opinioni” dei due Enti sulla gestione della piattaforma. Nel primo caso la Regione interviene, nel secondo tace. Vuole ignorare sull’ altare della solite parole magiche “ Nevralgica per l’ intero sistema di smaltimento dei rifiuti della Provincia di Potenza, le anomalie e i pericoli?  

E il Comune di Atella? Vuole ignorare anch’esso, anzi, difendere a spada tratta la gestione in nome dei lauti incassi raggiunti attraverso il grimaldello della parolina magica “nevralgica”? Chissà. Sta di fatto che solo dopo il bando di gara per la gestione della piattaforma, ormai in proroga da diverso tempo, con l’aggiudicazione a un prezzo di 38 euro a tonnellata, qualcosa si muove. Il Dirigente dell’ ufficio tecnico comunale, con determina dirigenziale, in autotutela, revocava l’atto di ratifica del collaudo delle opere della piattaforma. Subito dopo, la Giunta Comunale, presieduta dallo stesso Sindaco ed assessori in carica nel marzo 2014, cita in Giudizio la Basentini Srl, gestore, davanti al tribunale civile di Potenza. Perché la citazione? Perché in una perizia, affidata dal Comune a due professionisti, “si rileva che essi hanno accertato l’esistenza di gravi vizi e difformità riguardanti i lavori, gli impianti ed i macchinari posti in opera dalle imprese appaltatrici e subappaltatrici e la necessità che vengano effettuati al più presto gravosi interventi di ripristino e di revisione”.

E io pago. “Gravosi interventi di ripristino” ancora una volta finanziati dalla Regione Basilicata con Delibera di giunta Regionale n. 1418 del 3/11/2015, per un importo di 700.000 euro. E  io pago. In prima battuta il Sindaco , la sua giunta e l’intera amministrazione sembravano essere “ ingenui” eroi. Da questa ricostruzione, fedele, dei fatti, appare evidente, però, che qualcosa, e forse più di qualcosa, non quadra e chissà che la Magistratura con un seria indagine faccia risparmiare ai contribuenti qualche euro male usato.