L’avvocato dei diseredati

27 ottobre 2015 | 09:24
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L’avvocato dei diseredati

  • Accadde nel settembre del 1963. Il giorno tre, precisamente, subii un processo in Corte d’Assise, a Potenza, dove fui assolto dall’imputazione di vilipendio nei confronti della Nazione e della Magistratura. Venni assolto per non aver commesso il fatto. Fu in quell’occasione che apprezzai il senso politico, il valore strategico e tutta l’umanità, dell’avv. Carmine Camardese, del quale oggi si celebra il trigesimo della sua scomparsa. Avevo allora 24 anni. Dall’alto della sua intelligenza politica, Camardese mise in atto una strategia che portò in Tribunale un Collegio di difensori composto dall’avv. liberale Morlino – che pronunciò l’arringa finale in nome dei suoi colleghi – e dagli avv. Potito Petrone del PCI, Bardi del PSDI, Carmelo Azzarà della DC, Domenico Cordasco del MSI e di un avv. del PSI di cui non ricordo il nome. Un collegio di difensori, espressione di tutto l’arco politico di quel periodo, schierato in difesa di un Segretario Provinciale Giovanile del MSI – il sottoscritto – che nel suo fervore patriottico e politico aveva difeso la libertà, l’Italia e l’Arma dei Carabinieri. Autore di questo miracolo politico fu Carmine Camardese, stratega d’indubbio valore e politico dal parlato fine, che credo giusto ricordarlo nella sua veste professionale, innanzi tutto, per aver meritato la ‘Targa d’oro’ per i suoi 50 anni di avvocatura, che ne avevano fatto un esempio irripetibile nel suo campo: lo chiamavano infatti, ‘l’avvocato dei poveri’, perché tutto il suo essere, tutto la sua sensibilità gli aveva forgiato una indimenticabile umanità, in continua difesa dei più diseredati. Simpatico, vivace, pimpante, sempre elegante, sempre allegro ed ironico, amico sincero di molti – tra i quali il caro Vincenzo Laurita socio e suo fervente ammiratore – aveva creato intorno a se una reputazione particolare che lo ha reso indimenticabile non solo per la sua famiglia, ma soprattutto per quanti compresero il suo valore politico. Carmine Camardese, infatti, ha lasciato un segno anche negli iniziati alle vicende politiche e soprattutto negli storici della politica, per aver fondato – nello schieramento della Destra – per la prima volta in Basilicata, un nuovo partito moderato, costola del superato MSI, che conquistò tutti quegli uomini di destra tecnicamente portati verso i valori democratici e non estremistici: parlo di Democrazia Nazionale, che come una meteora, squarciò il cielo della politica lucana, pur non essendoci – nel ‘77, ‘78 e ‘79 – i presupposti per una maturazione democratica del MSI. Come co-fondatore di Democrazia Nazionale, con gli amici Vincenzo Laurita e Nicola Buccico ebbe – con costoro – il merito storico di aver precorso i tempi della nascita di Alleanza Nazionale, il partito cuore della Destra italiana. Parte del suo animo, Camardese l’aveva consacrato al mondo sindacale: sono rimaste famose alcune vertenze con la SITA e l’Ospedale San Carlo nei panni di Segretario Regionale della CISNAL. Ma fu nei banchi consiliari, che dette il meglio di se stesso: come consigliere comunale di Potenza (‘60-‘64 e ‘70-‘77) e consigliere regionale (‘75-‘80) rivelò tutta la sua dimensione politica ed umana anche grazie ad una oratoria tutta sua particolare. Fu membro della Commissione Regionale sanitaria e proprio in questa veste, in difesa dell’Ospedale di Pescopagano, riuscì a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sui gravi problemi di quella struttura, facendo trasportare da Pescopagano a Potenza alcuni cassonetti della spazzatura – messi dinanzi alla Regione – in segno di protesta a nome della cittadinanza di della ridente Pescopagano. Insomma, fu un imprevedibile, simpatico ed affascinante uomo politico, che i lucani hanno il dovere di ricordare per quanto Egli è riuscito a creare per la sua terra. Quanto a me un intimo desiderio: trovare il camerata “Mnucc” nella grazia del Signore. Saro Zappacosta, decano dei giornalisti lucani