La riduzione delle Regioni nel Paese di Arlecchino

11 ottobre 2015 | 11:01
Share0
La riduzione delle Regioni nel Paese di Arlecchino

A quei due del Pd che si divertono a giocare con la cartina geografica del nostro Paese, andrebbe tolta la matita dalle mani. A maggior ragione se la revisione dei confini regionali è motivata – come dicono – dalla necessità di risparmiare all’incirca quattrocento milioni di euro. E’ da un bel pezzo che dai banchi della maggioranza ascoltiamo proposte indecenti. Tutte in nome del risparmio e della velocizzazione delle decisioni. In altri termini, “ modernizzare la democrazia”. Si veda la riforma del Senato, la riforma della legge elettorale, la riforma della scuola e della sanità. Una cultura politica pericolosa che affronta la complessità come se si trattasse di una complicazione e che risolve tutto semplificando ogni cosa con la peggiore superficialità. Come dire: per risparmiare e velocizzare, la soluzione è ammazzare il malato.  L’ormai antica differenza tra governare e dirigere, è andata a farsi benedire. Chi governa vuole anche dirigere. Chi governa vuole anche decidere il colore dei grembiulini nelle scuole materne. Salta così la Politica che si trasforma in becero politicismo finalizzato all’arrembaggio del potere e delle risorse. Un politicismo al servizio di chi vuole indebolire questo Paese a vantaggio di inquietanti progetti di “nuova democrazia”, diciamo di stampo piduista. Non a caso in questa fase il PDuista è il partito di maggioranza. Torniamo alla revisione della cartina geografica. Soltanto un prepotente sempliciotto azzarda immaginare che l’Italia può migliorare anche con quattro colpi di matita sui suoi confini interni. Magari è vero, ma l’ipotesi del senatore Ranucci è irricevibile. Prima di cimentarsi con la Geografia sarebbe opportuno che studiasse la Storia. E’ vero che il processo di integrazione europea pone l’esigenza di ridurre l’articolazione regionale nei Paesi membri, esigenza comunque discutibile, ma per fare cosa? Dividere la torta in 12 pezzi più grandi a fronte degli attuali 20 più piccoli? Si abbia il coraggio di andare fino in fondo, superando le solite semplificazioni e vie di mezzo.  Se è proprio necessario ridurre le regioni, magari per una nuova e moderna forma di Stato, allora si pensi a cinque territori: Nord, Centro, Sud, Sicilia, Sardegna. Questa ipotesi sarebbe un’altra storia, ma richiede un nuovo Stato, democratico nella sostanza e non nella forma. Un nuovo Stato, una nuova classe politica, un’affidabile classe dirigente pubblica e privata. Uno Stato che faccia giustizia del falso storico sull’Unità d’Italia. Ridurre e ingrandire le pezze del costume di Arlecchino, non trasforma la maschera in qualcos’altro. Arlecchino rimane Arlecchino. E sappiamo che in questo Paese è carnevale tutto l’anno.