Donna incinta vive in sala giochi: parte dalla Basilicata l’appello al Papa per Simona

19 ottobre 2015 | 13:07
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Donna incinta vive in sala giochi: parte dalla Basilicata l’appello al Papa per Simona

Pubblichiamo di seguito la lettera appello del presidente del Cai, Ivana Giudice, che chiede a Papa Francesco di intervenire per aiutare Simona, la donna in attesa di diventare mamma tra pochi giorni che vive in una sala giochi e dorme sui bus. La storia era stata raccontata ieri dal quotidiano La Stampa. 

Ch.ma Santità, chi Le scrive è la Presidente del Centro Antiviolenza Italiano –C.A.I. – , un Centro Help anonimo costituito in Matera nell’aprile 2013, che promuove e favorisce la cultura della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere e di ogni genere, apprestando le tutele necessarie alle vittime (uomini, donne e minori) di violenza. Dopo questa breve presentazione, provvedo ad illustrarLe il motivo per cui, in nome e per conto dell’associazione che rappresento, ho osato scriverLe questa pubblica lettera, fiduciosa che la Sua spiccata umanità e la particolare sensibilità che La contraddistinguuono, potranno giovare nell’aiuto di una giovane donna, in procinto di diventare mamma, abbandonata da tutti, anche dalla sua famiglia, che, in questo particolare momento, sta sopravvivendo alla disumanità. In data 18 ottobre 2015, sulla testata giornalistica on line “La Stampa”, è stato pubblicato un articolo dal titolo: “Fra poco sarò mamma, la mia casa è una sala giochi fumosa”, che racconta la storia di Simona, una giovane donna di 30 anni, in attesa di un bimbo che nascerà tra qualche settimana, la quale trascorre le sue giornate in una sala slot di un bar notturno di Torino, sito in Via Madama Cristina. Simona non ha una casa, non ha un letto sul quale riposare. Simona da due mesi mangia quello che capita. “C’è chi le offre un toast, chi un bicchiere di latte e chi si indigna per come il Comune, oppure la Chiesa, o ancora la Società <>. Simona, da quando aspetta il suo bambino, si è recata una sola volta dal medico perché ha paura: “Se soltanto potessi non andrei in ospedale neanche per partorire. Non ci andrei perché tanto già lo so: il bambino me lo toglieranno. Sono senza casa, non ho un lavoro e neppure un marito. Diranno che non sono in grado di fare la mamma. Ma se nessuno mi aiuta, se nessuno mi dà una chance, come fanno a dire che mamma sarei?”. Simona per lavarsi si reca alle docce pubbliche di via Genova e i suoi pochi vestiti entrano in un valigino che ripone nel retro del bar notturno. Quando giunge l’alba, Simona lascia il bar e trascorre le sue mattinate sul sedile di un autobus fino a mezzogiorno, cercando di dormire un po’. “Io da sola non posso fare di più. Lassù c’è qualcuno che vede tutto e sa tutto. Speriamo aiuti anche me”. Ch.ma Santità, non si può ignorare la storia di questa giovane donna, in procinto di diventare mamma. Non ci si può solamente indignare per l’indifferenza mostrata nei confronti di Simona. No! Non sarebbe giusto né per Simona, né per le altre donne che vivono il suo medesimo disagio, né per ogni bimbo che viene alla luce dal disagio! Ogni donna che partorisce una vita, ha il sacrosanto diritto di accogliere tra le sue braccia il “dono” che le ha fatto di Dio, per crescerlo ed educarlo a diventare uomo o donna. Ogni bimbo che nasce è un “miracolo della vita”, e nessuno ha il diritto di “strappare” questo miracolo alla sua mamma, solo perché la stessa vive una situazione di solitudine e disagio economico. Non si può! Non lo vuole Dio, non lo vogliamo noi! Papa Francesco, in questo giorno d’autunno ci rivolgiamo a Lei per chiederLe di intervenire immediatamente, affinchè Simona ed il suo bambino possano trovare accoglienza presso una Comunità religiosa di Torino o di altro luogo, che qualcuno si prenda cura di lei e del piccolo, che la aiuti ad uscire dal grigiore della sua quotidianità, che conduca lei e il suo bambino, per mano, verso una nuova vita!

Ivana Giudice, presidente Centro Antiviolenza Italiano