Cosa manca all’Italia per dire no alle trivelle?

29 ottobre 2015 | 17:23
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Cosa manca all’Italia per dire no alle trivelle?

Il delegato dell’Ambasciata di Croazia in Italia Llija Zelalic, nel corso del convegno tenuto ad Ortona (Chieti) sulla Macroregione Adriatico-Ionica, ha dichiarato che la Croazia ha sospeso i progetti per le piattaforme per la ricerca del petrolio nel mare Adriatico. Lo scopo perseguito con l’interruzione dei procedimenti di autorizzazione delle ricerche di petrolio nei mari dell’Adriatico è di salvaguardare le coste della Croazia e la risorsa economica del turismo considerata di enorme rilevanza e ancora da sviluppare per i Paesi che si affacciano sull’Adriatico. La decisione del Governo Croato è di segno opposto rispetto a quello perseguito dall’Italia che con le recenti disposizioni normative ha, di fatto, configurato l’accelerazione dell’iter autorizzativo delle trivelle. Quindi, mentre un Paese come quello della Croazia decide di anteporre agli interessi dei petrolieri quello dei numerosi addetti al settore del turismo e della pesca, il nostro Governo con lo Sblocca Italia definisce i progetti di ricerca e di estrazione di idrocarburi, opere indifferibili, urgenti e addirittura di pubblica utilità. Eppure in questi lunghi mesi di contestazioni anche dure e accese con quella parte del mondo politico che considerava inutile parlare dello Sblocca Italia o che addirittura contestava le argomentazioni dei cittadini a difesa dei nostri mari e delle nostre terre sostenendo che mentre in Italia si dice no al fossile, al di là del mar Adriatico la Croazia le voleva ad ogni costo, i cittadini hanno compreso che in Italia a farla da padrone è la cattiva informazione. In effetti, agli ambientalisti è stato spesso contestato di voler impedire lo sviluppo economico del nostro Paese mentre altri, bagnati dalle stesse acque, avrebbero autorizzato a tutto spiano. Ora però arriva la notizia del blocco delle trivelle in mare dalla Croazia a dimostrazione che esistono governi in grado di ascoltare e accogliere le richieste dei cittadini ma soprattutto, di farsi interpreti di uno sviluppo economico concentrato sul turismo e sulla pesca, voci economiche di tutto rispetto soprattutto per l’Italia. Ma la cattiva informazione continua la sua strada per convincere i cittadini al fossile. E se quindi non è più possibile sostenere che anche la Croazia vuole le trivelle, senza timore di essere sbugiardati dai fatti, in Italia si fanno strade due teorie. La prima è quella che turismo e pesca possono tranquillamente convivere con le trivelle in mare e l’altra è che se proprio non si possono evitare allora cerchiamo di trarne, come cittadini, il maggior vantaggio possibile. Entrambe le teorie sono, però, smentite dalla recente decisione della Croazia a conferma del fatto che trivelle e turismo non sempre sono compatibili, altrimenti non si spiega un rigetto integrale di tutte le istanze da parte del governo croato, e dall’altra che dire no al fossile è possibile e lecito e che decisioni così importanti sono assunte proprio considerando gli interessi dei cittadini. In Croazia hanno avuto questa volontà e questo coraggio. Quali delle due manca nel nostro Paese? Mediterraneo no triv