Trent’anni fa la camorra uccideva Giancarlo Siani

23 settembre 2015 | 09:38
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Trent’anni fa la camorra uccideva Giancarlo Siani

Il 23 settembre del 1985 la camorra uccise Giancarlo Siani. Il giornalista de “Il Mattino”, venne trucidato sotto casa mentre si trovava a bordo della sua Mehari. Aveva compiuto 26 anni il 19 settembre. Giancarlo aveva capito che la camorra s’era infiltrata nella vita politica, della quale riusciva a regolare ritmi decisionali ed elezioni. 

La decisione di ammazzarlo fu presa all’indomani della pubblicazione di un suo articolo, su “Il Mattino” del 10 giugno 1985 relativo alle modalità con le quali i carabinieri erano riusciti ad arrestare Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata (attualmente in carcere condannato all’ergastolo). Siani spiegò che Gionta era diventato alleato del potente boss Lorenzo Nuvoletta, amico e referente in Campania della mafia vincente di Toto’ Riina. Per catturare i suoi assassini ci son voluti ben 12 anni e tre pentiti e il motivo del suo omicidio, al di là della sua attività d’inchiesta giornalistica sul fronte della commistione tra criminalità organizzata e politica locale, era lo specifico interesse sugli appalti pubblici per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto dell’Irpinia del 1980 nei dintorni del Vesuvio. Il 15 aprile del 1997 la seconda sezione della corte d’assise di Napoli condannò all’ergastolo i fratelli Lorenzo e Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante, mandanti dell’omicidio e Ciro Cappuccio e Armando Del Core, esecutori. In quella stessa condanna appare, come mandante, anche il boss Valentino Gionta. La sentenza è stata confermata dalla Corte di Cassazione, che però dispose per Valentino Gionta il rinvio ad altra Corte di Assise di Appello. Un secondo processo di appello il 29 settembre del 2003 l’ha di nuovo condannato all’ergastolo, mentre il giudizio definitivo della Cassazione lo ha definitivamente scagionato per non aver commesso il fatto. Nel 2014 un libro-inchiesta del giornalista napoletano Roberto Paolo ha sollevato dubbi sui reali esecutori dell’omicidio e ha indicato i nomi di altri mandanti ed esecutori. Sulla base di queste rivelazioni, l’allora coordinatore della Direzione antimafia della Procura di Napoli, Giovanni Melillo, ha riaperto le indagini sull’omicidio Siani: il fascicolo è affidato ai sostituti procuratori Enrica Parascandolo e Henry John Woodcock.