Bonifica Tito e Val Basento: la Regione non c’è

2 settembre 2015 | 11:36
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Bonifica Tito e Val Basento: la Regione non c’è

Nel 2000 e poi nel 2003, a distanza di trent’anni dalla chiusura degli stabilimenti industriali responsabili del grave inquinamento sia nella zona industriale di Tito che della Val Basento, il Ministero dell’Ambiente

 riconobbe le due aree come Siti di Interesse Nazionale e pertanto destinatarie di fondi per la messa in sicurezza e bonifica delle zone riconosciute inquinate. Zone di pertinenza pubblica e altre di pertinenza privata, contenziosi tra Enti strumentali di natura giuridica pubblica succeduti nella proprietà e società private, denaro pubblico buttato al vento in progetti di messa in sicurezza di aree lasciate nell’ abbandono e spesso coltivate ad orzo e grano. Sino a giungere all’anno 2009, falso giubileo di un accordo di programma tra lo Stato e la Regione Basilicata. Falso perché a quell’accordo non seguì alcuna azione volta al conseguimento dell’obbiettivo di bonifica. Infatti, nel 2013 il Ministero dell’Ambiente e quello dello Sviluppo Economico dovettero elaborare un altro accordo con la Regione Basilicata, Accordo Di Programma Rafforzato, il quale stabiliva la dotazione finanziaria, 41 milioni di euro, nonché gli interventi, di natura pubblica, da eseguire entro un anno dalla firma del medesimo, poi dilazionato al 31 dicembre 2015. Per esecuzione si intendeva l’elaborazione ed emanazione dei bandi di gara con i quali appaltare finalmente i lavori di bonifica. 

I progetti finanziati erano CBMT01 Sin Tito. Prosecuzione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle acque di falda (11 milioni di euro); CBMT02 Sin Tito Bonifica dell’asta fluviale inclusa nel SIN (3 milioni di Euro); CBMT03 Sin Tito Messa in sicurezza e bonifica delle scorie siderurgiche (3 milioni e 200 mila euro ); CBMT04 Sin Tito Messa in sicurezza permanente del bacino fosfogessi (6 milioni di euro); CBMT05 Sin Val Basento Completamento dell’esecuzione della caratterizzazione dell’area ex Pista Mattei (1 milione e 574 mila euro); CBMT06 Sin Val Basento Completamento messa in sicurezza e bonifica acque di falda delle sole aree di competenza pubblica (6 milioni 955 mila euro); CBMT07 Sin Val Basento Bonifica delle aree pubbliche nonché di quelle agricole colpite da inquinamento indotto (3 milioni di euro); CBMT08 Sin Val Basento Completamento della caratterizzazione delle acque superficiali e dei sedimenti dell’ asta fluviale del Fiume Basento e completamento della progettazione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza e bonifica delle acque superficiali e dei sedimenti dell’ asta fluviale del Basento (700 mila euro); CBMT09 Sin Val Basento realizzazione della messa in sicurezza e bonifica delle acque superficiali e dei m dell’ asta fluviale del fiume Basento (3 milioni di euro); CBMT10 Sin Val Basento Bonifica Materit (3 milioni di euro).

Sembra quasi superfluo, ma forse superfluo non è, sottolineare che questi interventi potrebbero risultare un ulteriore, inutile spreco di denaro pubblico, se le aree di proprietà privata, interconnesse alle pubbliche oggetto di interventi, non attuassero anch’esse azioni di bonifica. Si pensi al fiume Basento, per esempio. Cosa doveva fare la Regione Basilicata, individuata nell’Accordo, come detentrice del denaro messo a disposizione e responsabile degli interventi finanziati? Rendere cantierabili i progetti finanziati. Ovviamente sarebbe stato troppo chiedere, alle esigue energie sia politiche che amministrative di Via Verrastro, l’idea strategica di un intervento complessivo che vedesse interconnesse bonifiche di “aree” pubbliche e di “aree” private.

Quanti dei dieci interventi programmati sono giunti all’emanazione dei bandi? Solo quattro e per la precisione il CBMT01, CBMT07, CBMT08 e CBMT10. Per il Bando di bonifica della Materit (CBMT10) i termini di scadenza erano fissati ad ottobre 2014. Da allora buio fitto sui componenti della Commissione aggiudicatrice, sulle sedute, pur pubbliche, della medesima, quindi delle ditte partecipanti e, soprattutto, perché a distanza di dieci mesi la commissione non ha ancora chiuso i suoi lavori. Per caso ci sono state offerte anomale e proposte tecniche molto dispendiose tanto da non giustificare la medesima offerta? Per caso la Commissione si è “incagliata” su questo? Se la Commissione è composta anche dagli elaboratori del Bando, vorrei ricordare che gli stessi avevano trascurato di inserire, nel bando di gara, il requisito, indispensabile, dell’ iscrizione All’ Albo Nazionale Gestori ambientali, nella classe del trattamento amianto friabile. Insomma, inutile nascondersi che ogni singolo intervento di questi dieci programmati porta con sé una storia, complessa, fatta di tante ombre e poche luci, spesso legati gli uni agli altri da un medesimo disegno, seppellire le responsabilità sotto una montagna di dati slegati tra loro, aggrovigliati in una matassa di tanti atti amministrativi sconnessi. A dicembre 2015 la Regione Basilicata otterrà l’ennesima proroga?

Anna Maria Dubla, presidente associazione Ambiente e Legalità