Potenza, una città a rischio depressione collettiva
Matera capitale della cultura. Matera in serie C. Matera al centro dell’attenzione nazionale e internazionale. Potenza in default
La città capoluogo senza servizi. Costretta a elemosinare la salvezza amministrativa. Ai margini della scena. Oscurata dalla legittima “prepotenza” della città dei sassi. Matera nelle grazie dei cineasti. Potenza nelle maglie di un pressapochismo politico che l’ha messa sul trono e poi l’ha messa sul cesso. Il capoluogo di regione sta attraversando il momento più buio della sua storia. Oscurità resa più intensa dai successi della città dei sassi. In alcuni ambienti, diciamo calcistici, le ferite bruciano. In alcuni salotti, diciamo snob, l’invidia si espande. Qualcuno piange sul latte versato, qualcun altro comincia ad avvertire una sorta di complesso di inferiorità. “A Matera sono più bravi.” Certo, bisogna essere felici, tutti i lucani, dei successi di Matera e coglierne le opportunità più estese. Questo sarebbe un atteggiamento intelligente e corretto. Ma nella società potentina serpeggia un disagio, non causato dalla stupenda alba materana. Quell’alba fa da specchio imbarazzante, nient’altro. Come dire: “Al danno voluto dagli stessi potentini, si aggiunge la beffa dello specchio.” Va dunque segnalato un rischio. La città di Potenza, in quanto comunità civile, culturale, economica, potrebbe cadere in uno stato di depressione collettiva? Forse. Gli effetti della cattiva gestione politica e amministrativa in questi anni vanno ben oltre il dissesto e le altre sciagure nei servizi. L’attuale condizione di decadenza potrebbe alimentare l’assenza di prospettive e di speranza nei cittadini. Nutrire la sfiducia e l’egoismo, il qualunquismo e la corruzione. Al contrario c’è bisogno di fiducia, di orgoglio, in un quadro sociale più maturo e aperto, oltre i campanilismi che ancora resistono. Soprattutto, Potenza deve salvarsi da se stessa, dalle antiche presunzioni e ipocrisie, dalle stupide “sciccherie”, dalla “burbanza” dei costumi culturali, dall’arroganza di un ceto politico incapace, arruffone e scialacquatore. Il destino di Potenza è nelle mani dei potentini. E di nessun altro.