Ospedale San Carlo: “Cateteri cambiati ogni 24 ore e niente letti antidecubito”

21 luglio 2015 | 16:33
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Ospedale San Carlo: “Cateteri cambiati ogni 24 ore e niente letti antidecubito”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata di una donna che sta assistendo la madre nel reparto di Pneumologia dell’ospedale San Carlo di Potenza. La donna denuncia una situazione di scarsa assistenza generica alle persone non autosufficienti riverate nel reparto in questione.

Spett.le redazione di Basilicata24, vi scrivo mentre assisto mia madre in ospedale. Scrivo perché piu tempo passo nella struttura ospedaliera del San Carlo più crescono la rabbia e l’indignazione. Mia madre è ricoverata dal 16 luglio in Pneumologia per infezioni varie. Era in riabilitazione in un centro del capoluogo. Purtroppo ha avuto un malore ed i medici della struttura hanno pensato di rivolgersi all’ospedale San Carlo “più attrezzato per una paziente con problemi cardiaci”. Il problema non è di assistenza medica quanto di assistenza generica al malato. In Pneumologia non esistono letti antidecubito perché un paziente o guarisce in cinque giorni o si arrangia. Si passa solo una volta al giorno per il cambio dei pazienti per cui se un malato che non è in grado di chiedere aiuto ha fatto i suoi bisogni prima che le 24 ore passino si arrangia. Se poi la sacca del catetere è piena e sempre lo stesso malato di prima non può avvertire si rischia di inondare la stanza di urina. Pare che il problema sia l’assenza di un caposala che controlla. Ma in questa lotta allo scarica barile chi ci rimette è il malato. Mi dicono di protestare e lo farò ma intanto spero diate voce a questo mia segnalazione perché pare che anche le voci dei medici siano inascoltate. Lo segnalo sperando che anche lontani da echi elettorali qualche politico si impegni per una sanità al servizio del malato e non del personale sanitario. Non faccio di tutta l’erba un fascio, ci sono anche medici ed infermieri coscienziosi a discapito del sistema che dovrebbe funzionare a prescindere da chi un paziente incontri nel suo cammino.

Elena Lapadula