Le sceneggiate di Pittella tra finte proteste, ricorsi fasulli e scioperi della fame

8 luglio 2015 | 16:42
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Le sceneggiate di Pittella tra finte proteste, ricorsi fasulli e scioperi della fame

Lo ha già fatto Vito De Filippo negli anni scorsi e ora lo sta facendo Marcello Pittella. Continua senza vergogna il doppio gioco del Pd sulle estrazioni petrolifere. Sui giornali e in televisione proclamano finte moratorie, lettere e manifestazioni di protesta contro nuove perforazioni, mentre, contemporaneamente, nelle stanze del potere, fanno accordi ufficiali e ufficiosi con il governo nazionale e con le multinazionali delle trivelle. L’ultimo episodio riguarda la sceneggiata di Pittella sui permessi per le estrazioni nel mar Jonio. Il governatore lucano all’improvviso si è svegliato dal torpore e ha annunciato un ricorso fuori tempo ad un decreto ministeriale attuativo della legge Sblocca Italia e ha proclamato maestose mobilitazioni istituzionali insieme ai governatori della Puglia e della Calabria contro i permessi di ricerca in mare. Tutto questo pensando che i lucani siano stupidi e non sappiano che, solo pochi mesi fa, il rivoluzionario Pittella aveva difeso e sostenuto la legge Sblocca Italia che consente all’amico Renzi e alle società petrolifere di fare quello che vogliono senza dare più conto ai cittadini e agli enti locali. Ma non è finita, sempre rispetto alle trivelle nel mar Jonio, la Regione Basilicata non ha prodotto, nei tempi previsti, nessuna osservazione per il permesso di ricerca D79 e, in più, negli ultimi giorni, il governatore ha avuto finanche il tempo di andare a soccorrere il sindaco di Policoro che, in perfetto stile partito unico, aveva iniziato uno strano sciopero della fame durato appena 24 ore. Sono tutti trucchi da vecchi mestieranti della politica che non incantano più nessuno. Il giochetto di mettersi a capo delle proteste per gestire e canalizzare il malcontento, e far finta di aprire un contenzioso con gli stessi amici di governo e di partito, non è più accettabile. I cittadini hanno capito gli inciuci di centrosinistra e di centrodestra che hanno svenduto l’ambiente, l’agricoltura e l’acqua lucana agli affaristi del petrolio. Il disegno di Pittella è chiaro: distrarre con le “battaglie” contro le trivelle in mare per lasciare campo libero alle estrazioni nel resto della regione. La conferma arriva anche da un suo comunicato del 6 luglio scorso: “La Regione Basilicata ha fatto la chiara scelta politica di non andare oltre gli accordi del 1998 e del 2006 che, come è noto, riguardano solo ed esclusivamente le estrazioni in terra ferma”. Quindi, Pittella ribadisce che in Basilicata, a causa degli accordi sottoscritti nel 1998 e nel 2006 dagli ex governatori Bubbico e De Filippo (entrambi premiati dal governo Renzi), verranno raddoppiate le estrazioni petrolifere in quanto è già stato deciso che dagli attuali 85 mila barili al giorno si passerà a circa 160 mila barili al giorno. Non a caso, come abbiamo già spiegato, per fare in modo che questo si verifichi senza ostacoli, il presidente della Regione si è guardato bene dall’impugnare il decreto Sblocca Italia (poi convertito in legge), così come hanno fatto altre cinque regioni italiane. Queste sono le tattiche di Pittella e company con cui, da oltre venti anni, si sta devastando la Basilicata: per depotenziare la protesta vera, gli stessi carnefici si mettono a capo delle manifestazioni e in accordo con tutti i partiti, e a volte con alcune finte associazioni, creano e gestiscono anche l’opposizione. Una cosa è, purtroppo, certa: la torta petrolio in Basilicata vale alcuni miliardi di euro all’anno. E’ molto succulenta, fa gola a tutti e può accontentare tutti. Basta entrare nel giro giusto e saper aspettare il proprio turno.

Piernicola Pedicini, portavoce M5S Parlamento europeo