Latronico, fiume Sinni inquinato. Sindaco sapeva ma non ha avvertito cittadini

22 luglio 2015 | 11:27
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Latronico, fiume Sinni inquinato. Sindaco sapeva ma non ha avvertito cittadini
Latronico, fiume Sinni inquinato. Sindaco sapeva ma non ha avvertito cittadini
Latronico, fiume Sinni inquinato. Sindaco sapeva ma non ha avvertito cittadini
Latronico, fiume Sinni inquinato. Sindaco sapeva ma non ha avvertito cittadini

 E’ il 17 ottobre del 2014 e Acquedotto lucano invia una comunicazione al Comune di Latronico avente per oggetto l’impianto di depurazione ubicato in c/da Mulini e gestito dal 2003 proprio da Aql. Nella missiva è dato leggere della presenza “di refluo anomalo”. Il nucleo “Controllo igienico sanitario”, diretto dalla biologa Rosanna Brienza, sottolinea che da prelievi effettuati sono emersi “parametri chimici tra i quali Azoto Ammoniacale, Solidi Sospesi Totali e Test di tossicità di gran lunga superiori ai valori limite previsti dalla tabella 3 dell’allegato 5 del D.LGS 152/2006”. Tradotto, nel depuratore ci è finito qualcosa che non doveva finirci e il refluo inquinato è poi stato scaricato nel fiume Sinni. Lo stesso Ente acquedottistico sottolinea, infatti, che durante il sopralluogo effettuato presso l’impianto di depurazione è stata constatata la presenza “nella sezione di raccolta del materiale proveniente dalla grigliatura” di un notevole quantitativo di vegetali, quali pezzi di olive, ortaggi, funghi, e di “etichette da imballaggio esterno relativi a olive denocciolate”. I tecnici di Aql azzardano un’ipotesi: il materiale potrebbe provenire da una “qualche attività produttiva recapitante nella rete fognaria”. Di certo, aggiungo io, “la presenza di azoto ammoniacale in un corso d’acqua può derivare dalla degradazione dei composti organici azotati provenienti da scarichi fognari e allevamenti zootecnici” e anche “dagli effluenti di alcune industrie alimentari e chimiche”. Nell’area di Agromonte di Latronico, dove è ubicato il depuratore gestito da Aql, gli insediamenti industriali si contano sulle dita di una mano non di cinque dita. Cosa sia accaduto tra l’ottobre del 2014 e l’aprile del 2015 non lo sappiamo, anche perché gli ottimi amministratori del Comune di Latronico hanno ritenuto, in nome di una personalissima interpretazione della Convenzione di Aarhus e del diritto di noi tutti a poter conoscere lo stato dell’ambiente in cui viviamo, di non dover informare la cittadinanza. Convenzione di Aarhus, lo ricordo anche a me stesso, che all’art. 5 comma C recita: “In caso di minaccia imminente per la salute umana o per l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia”. Fatto sta che, intanto, siamo venuti in possesso di una comunicazione che Aql ha inviato al Comune di Latronico in data 20 maggio 2015, avente per oggetto lo stesso depuratore di c/da Mulini e in cui si riferisce nuovamente dell’afflusso di scarichi anomali e si sottolinea che “relativamente a tali afflussi è stato effettuato un prelievo che presenta alcuni parametri chimici tra i quali Solidi Sospesi Totali e Test di tossicità di gran lunga superiori ai valori limite previsti dalla tabella 3 dell’allegato 5 del D.LGS 152/06, oltre a presentare un caratteristico odore di Nafta”. Chi sono i responsabili dell’inquinamento registrato nell’ottobre del 2014 e nel maggio del 2015? Gli scarichi in pubblica fognatura, in passato e nel presente, sono avvenuti nel rispetto della normativa vigente? Perché il Sindaco di Latronico non ha reso pubbliche le comunicazioni di Aql, negando ai cittadini la possibilità di sapere cosa stia avvenendo in c/da Mulini? Nel preannunciare che girerò questi ed altri quesiti alla Procura della Repubblica di Lagonegro, ricordo che, il 31 marzo 2014, la Commissione Europea comunicava al nostro Governo l’apertura di una procedura d’infrazione per l’ennesima violazione di una Direttiva comunitaria in materia di tutela ambientale da parte dell’Italia “Stato canaglia”, segnalando all’allora Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, la decisione di emettere “una lettera di costituzione in mora”, stante la reiterata violazione da parte del nostro Paese della Direttiva 271/1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane. Tra i comuni italiani che hanno portato all’apertura della procedura in oggetto troviamo anche 41 comuni lucani e tra questi il comune di Latronico.

Maurizio Bolognetti, Giunta Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni